Un viaggio lento nella bellezza scandito da 14 tappe, da nord a sud del Belpaese, con corse non competitive in cui centinaia di appassionati e appassionate di ciclismo si ritrovano e pedalo insieme, con biciclette e abbigliamento rigorosamente vintage. Maglie di lana, destrieri d’un tempo, fatica e convivialità. Questo è in sintesi il Giro d’Italia d’epoca, iniziativa nata nel 2011 e da anni patrocinata da FIAB, in cui vengono celebrati i valori del ciclismo eroico, quello dei campioni italiani intramontabili come Coppi, Bartali, Guerra, Girardengo, Moser, Saronni senza dimenticare Alfonsina Strada.
Come ci racconta Michela Moretti Girardengo, presidente dell’associazione del Giro d’Italia d’Epoca (GIDE), si tratta di “un ciclismo fatto di momenti di condivisione e di altruismo: non importa arrivare primi, ma piuttosto arrivare insieme”.
Angelo Fedi, responsabile dell’area cicloturismo di FIAB, sottolinea: “La bicicletta è un mezzo che va oltre le epoche e le mode per i valori che esprime, ben interpretati dal GIDE. Si mette al centro un messaggio positivo legato al ciclismo e allo sport, capace di accendere la passione e la voglia di mettersi in sella anche nelle persone comuni, anche se non siamo eroi! FIAB non può che promuovere e sostenere il movimento virtuoso delle ciclostoriche“.
Il racconto di Michela Moretti Girardengo, madrina del Giro d’Italia d’epoca insieme a Gioia Bartali
Dal 2019 l’associazione che fa capo al Giro d’Italia d’Epoca è guidata da Michela Moretti Girardengo e Gioia Bartali, rispettivamente pronipote e nipote dei grandi campioni Costante Girardengo e Gino Bartali.
“Ho conosciuto il mondo del ciclismo d’epoca nel 2014, mentre cercavo di conoscere tra libri, giornali, amicizie dirette ed affetti familiari il mio bisnonno, Costante Girardengo, venuto a mancare 6 mesi dopo la mia nascita – ci spiega Michela Moretti Girardengo. “Per me, il Giro d’Italia D’Epoca è un museo itinerante, animato da appassionati che hanno donato nuova vita a bici del secolo scorso, riscoprendo divise di lana e maglie storiche. Nel nostro piccolo siamo un poetico e concreto esempio di economia circolare, dove la tutela della memoria e della storia del ciclismo e della bicicletta sono il propulsore dell’approccio delle tre R: Ridurre l’uso delle risorse per produrre meno rifiuti, Riutilizzare i prodotti finiti, Riciclare il materiale di scarto, trasformandolo in nuovi prodotti”.
“Il lavoro svolto dal Consiglio Direttivo del Giro d’Italia D’Epoca, in sinergia con gli organizzatori delle varie tappe, in questi ultimi anni, è stato ricco di soddisfazione poiché le nostre ciclostoriche sono cresciute, migliorate, diventando appuntamenti importanti per i territori dove sono organizzate – racconta Moretti Girardengo che ci parla anche del significato della sua amicizia con Gioia Bartali. “Condividere la dirigenza con Gioia Bartali, nipote del grande Gino Bartali, mi ha permesso di alimentare la nostra amicizia che è un po’ la prosecuzione del forte legame di amicizia che legava Girardengo a Ginettaccio“.
Territori e sostenibilità al centro del Giro d’Italia d’epoca
La promozione e la conoscenza del territorio attraverso manifestazioni cicloturistiche sono gli obiettivi del Giro d’Italia d’Epoca che, da oltre 12 anni, offre l’opportunità di scoprire il nostro patrimonio artistico, storico, culturale ed enogastronomico.
Gli eventi in calendario portano a pedalare per circa 1500 chilometri, da percorrere soprattutto su strade bianche. La Polverosa, la Mitica, la Matta, la Viscontea, la Francescana: ogni corsa accompagna i partecipanti alla scoperta delle eccellenze locali. Tra queste troviamo personaggi illustri come Dante Alighieri o San Francesco d’Assisi, i grandi campioni del ciclismo o ancora le specialità enogastronomiche, come il Lambrusco e il parmigiano.
Da marzo a ottobre ci si dà appuntamento in tutta Italia: la stagione si apre con la Lastrense nel fiorentino e si chiude con la Divina, a Cervia e Ravenna. Cambiano i paesaggi e le strade che scorrono sotto le ruote mentre il gusto per l’impresa sportiva rimane lo stesso e continua a mescolarsi al piacere di immergersi nei territori in bicicletta.
Borghi, castelli, colline, boschi, sono gli scenari delle quindici ciclostoriche del Giro d’Italia d’Epoca, dove la lentezza diventa una risorsa, per scoprire ciò che la modernità, con i suoi tempi, nasconde.