Nasce nel 1982 il Coordinamento Nazionale Amici della Bicicletta

Nasce nel 1982 il Coordinamento Nazionale Amici della Bicicletta

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La preistoria di FIAB – Parte 2°

Il primo incontro del Coordinamento Nazionale Amici della Bicicletta si tenne a Bologna, il 10 ottobre del 1982, all’assemblea di Arcipelago Verde. Fu fortemente voluto da Michele Boato (negli anni seguenti leader veneto dei Verdi, poi deputato ed assessore regionale), al quale va riconosciuto di aver dato la spinta iniziale al coordinamento. Ricordo, infatti, che io ero riottoso a partecipare; ritenevo gli “Amici della Bicicletta” di Verona un’associazione locale e autonoma, che si dovesse star fuori da ogni aggregazione. Michele fu insistente, mi telefonò più volte, spiegandomi che l’assemblea era formata da diversi gruppi di lavoro, che quello della bicicletta era importante, che ci si poteva scambiare idee ed esperienze.

Alla fine ci andai, un po’ perplesso. A Bologna mi colpì invece la presentazione di Michele del nostro nuovo gruppo; dipinse un quadro sul futuro ruolo della bici non solo sul fronte della mobilità, ma anche sociale ed economico. Oggi, per noi ciclo-attivisti (ma non solo), sono cose scontate, allora erano vere e proprie “folgorazioni”.

In questo primo incontro eravamo veramente in quattro gatti, anzi meno, le prime tre associazioni nate quell’anno: Amici della Bicicletta di Verona (Stefano Gerosa), Bici e Dintorni di Torino (Gianni Catania e Federico Germano) e Amici della Bicicletta di Mestre (Michele Boato). Nel 1982 esistevano, pur se non presenti, anche gli Amici della Bicicletta di Firenze e ARIBI di Bergamo, nati per primi nel 1981; con i primi non avevamo contatti, dei secondi non conoscevamo neppure l’esistenza.

Nel secondo incontro, il 23 gennaio 1983, ancora a Bologna, parteciparono 6 gruppi (ricordo che allora, nel nostro ambito, non si usava il termine “associazioni” ma “gruppi”): Firenze, Torino, Mestre e Verona.
A questi si aggiungono Roberto De Bernardis di Trento (di “Radio Arcobaleno”, gli Amici della Bicicletta sorgeranno in seguito) e Oscar Tordi di Cesena (della rivista “Per Dire tra la gente”, i romagnoli “Quj dla bicicleta” sorgeranno in seguito).

Questi sei gruppi decisero di unificarsi a livello nazionale sotto il nome “Amici della Bicicletta”, per poter produrre materiale in comune. Le prime proposte:

  • organizzare un giro di conferenze con Jean Robert, autore del libro “Le temps qu’on nous vole” (Tempo Rubato). Cito da cronaca del tempo “(..) dimostra come l’attuale sistema dei trasporti ci porta via più tempo di qu­ello che ci fa guadagnare, e approfondisce quindi quello che Illich (..) dice nel famoso saggio ENERGIA ED EQUITÀ’”;
  • consigli legali per chi vuole organizzare bicifestazioni. E a maggio, dal 15 al 22 settimana “ecologica” con bicifestazioni in pa­rallelo nelle città dove esistono gli Amici della bici;
  • vertenza di tipo nazionale per ottenere il sistema di viaggiare “Treno+Bici”;
  • duplicare le diapositive dei gruppi di Verona e di Torino sulle piste ciclabili nei paesi scandinavi.

Insomma nacque così ufficialmente il coordinamento degli “Amici della Bicicletta” italiani.

Non saprei dire quali di queste iniziative effettivamente realizzammo (ad es. non ricordo nessuna conferenza di Jean Robert  .. forse non si reperirono fondi per organizzarla!).

Negli anni successivi si fecero vari incontri, ormai al di fuori di Arcipelago Verde, nei quali si aggiunsero man mano le nuove associazioni, che nascevano come i funghi in tutta Italia.

L’incontro che ricordo di più fu quello, da me organizzato, che si tenne a Verona il 18 novembre 1984, nel quale si discusse tra l’altro del Codice Stradale (ne riparleremo),  incontro che vide per la prima volta un’ampia rappresentanza da tutta la penisola.

Vennero Pedale Verde di Roma e i Ciclopici di Milano, associazioni nate quell’anno per volontà di Lega Ambiente (che, allora, si scriveva staccato).

Partecipò anche ARIBI di Bergamo (Associazione per il Rilancio della Bicicletta), nata nel 1981, sicuramente il più antico gruppo di Fiab, anzi probabilmente l’unica già da allora formalmente vera e propria associazione, con tanto di statuto (il fondatore e presidente, ricordo, era l’avvocato Angelo Mainetti). E l’unica, probabilmente, nata al di fuori dell’arcipelago verde e ambientalista in cui le altre, chi più, chi meno, si riconoscevano.
Ricordo che il gruppo di Firenze, anch’esso del 1981, si sciolse ben presto, dopo una rocambolesca avventura elettorale (che, dopo anni, influenzerà il nostro primo statuto, con l’esclusione esplicita di gruppi con finalità elettorali).

Mi viene da sorridere al ricordo di un episodio che, tra i tanti, caratterizzò l’incontro. Eravamo molto giovani, quasi tutti sotto i 30 anni, e vestiti molto “casual”. Gli unici a distinguersi furono i tre rappresentanti di Aribi, ben oltre i 40 anni, che si presentarono in giacca e cravatta.

L’incontro fu molto cordiale ma ricordo i commenti tra di noi, dietro le loro spalle, “Ma li hai visti quelli … secondo me son democristiani … figuriamoci ..”.

Invece durante l’assemblea il pregiudizio si rivelò essere tale. Il rappresentante dei Ciclopici, tipico funzionario calato dall’alto da Lega Ambiente, sotto i nostri sguardi allucinati ed increduli, fece un intervento completamente “stonato”, nel quale ricordo sostenne, tra l’altro, che dovevamo capire le necessità degli automobilisti, che insomma non si doveva noi chiedere ciclabili togliendo loro il parcheggio, ecc. (commenti inevitabili, dietro le quinte: “Ma il ciccione ci va veramente in bicicletta?”,  “No di certo, questo ce l’ha messo lì Lega Ambiente per infilarsi nel “filone bicicletta”, si capisce”, “I Ciclopici? Certo che .. cecati son cecati ..”).

Contro il “povero” ciclope milanese si scatenò quindi l’inferno. Mentre l’intervento più bello, che riscosse grandi applausi, fu invece proprio quello di uno degli eleganti rappresentanti di ARIBI. Tanto che poi ricordo, sempre dietro le quinte, si disse “ah però, questi democristiani, chi l’avrebbe mai detto .. questi si che son dei nostri!”.

Insomma i bergamaschi, nonostante le diverse origini ciclistiche, erano sulla nostra “lunghezza d’onda”. Mentre altri, pur professandosi ambientalisti, tutt’altro. L’episodio fa riflettere, un po’ per capire il clima e lo spirito di quei tempi, un po’ che il giovane movimento doveva ancora crescere e maturare. Intanto quel giorno imparai un’importante lezione: i ciclisti, possono essere anche diversi tra loro, venire da esperienze ed avere sensibilità differenti, ma quel che ci unisce sono le idee e gli intenti comuni.

Già in questi primi incontri emersero gruppi e persone che continuarono poi negli anni a lavorare per far crescere il Coordinamento e, in seguito, la FIAB.

Ho già citato nella prima riunione gli “Amici della Bicicletta” di Verona con il sottoscritto. Poi “Bici e Dintorni” di Torino con Federico Germano e soprattutto con l’ing. Gianni Catania, molto attivo in FIAB fino al 1995 che, tra l’altro aveva vissuto in Danimarca e favorì i nostri primi contatti internazionali.

Michele Boato, invece, si fece sentire più di rado; pur restando un appassionato ciclista urbano, fu prima trascinatore di tante battaglie ambientaliste e poi prese la via della politica nei Verdi della prima ora (e forse qualcuno lo ricorderà alle tribune politiche della RAI o in Parlamento, sempre con una grande spilla della bici appuntata al maglioncino).

Negli anni successivi si aggiunsero poi molti altri. Tra i gruppi più attivi ricordo Tuttinbici di Reggio Emilia, con l’insostituibile trio formato da Gianfranco Fantini, Gigi Astolfi e Claudio Pedroni che tanto hanno dato alla FIAB. A loro si devono molte idee ed iniziative entrate nella storia della FIAB, tra le quali, ad esempio, l’invenzione del cicloraduno nazionale (organizzato per la prima volta, nel 1988 a Reggio Emilia, quando ancora non eravamo FIAB). Da aggiungere che Gianfranco Fantini, nei primi anni di FIAB, in mancanza di un Presidente , fu considerato tale da molti esterni, per le sue indubbie competenze e capacità dirigenziali (in FIAB, allora, come ho già scritto, eravamo tutti un po’ anarchici e un presidente non lo volevamo proprio. Tornerò sulla questione per spiegarla meglio).

Molto presente fu la già citata associazione romana Pedale Verde, che si smarcò presto da Lega Ambiente e lavorò molto, svolgendo anche per alcuni anni il ruolo di segreteria nazionale, soprattutto grazie all’apporto fondamentale dei fratelli Schiattone, prima Roberto (purtroppo prematuramente scomparso in quegli stessi anni, ancora molto giovane), poi Mimmo e Tonino.

A rappresentare i Cicloverdi napoletani ricordo Francesco Peccerillo, a volte affiancato da altri esplosivi e sempre simpatici ciclisti partenopei; ricordo soprattutto Gino Aji che prenderà il posto di Francesco negli anni della FIAB (e che purtroppo non è più con noi dal 2008, stesso triste anno della morte di Gigi Riccardi).

Ciclobby di Milano nacque nel 1986, sulle ceneri dei “Ciclopici” che, visto l’antefatto narrato, immagino, procurarono più di qualche allergia al nostro Gigi Riccardi e ai suoi amici (l’indimenticabile Gigi Riccardi, che ricorderemo in un prossimo articolo, visto che dal 1996 diverrà il “Presidente” che ha fatto “grande” la FIAB). Gigi in quegli anni si dedicò totalmente all’associazione milanese e, a partecipare al Coordinamento, Ciclobby delegò l’architetto Aldo Monzeglio, artista e vignettista, uomo colto, sagace ed originale, che resterà per molti anni il consigliere nazionale più anziano (e che, non dimentichiamolo, creerà anche il logo storico della FIAB, da pochi anni sostituito). Ricordo il suo stile, mai in contrapposizione con le idee, a volte un po’ avventate, di noi giovanissimi consiglieri, che a volte riusciva a smontare con la sua visione ironica e disincantata del mondo, una saggezza sempre celata dietro ad un sorriso, da noi tutti sempre apprezzata.

Gli Amici della Bicicletta di Genova nascono nel 1987 e per loro partecipano al Coordinamento Romolo Solari e Flavia Albertelli. Quest’ultima nel 1993, diverrà il primo Presidente di FIAB (si! il primo fu una donna!).
Lo stesso anno nasce anche Pedale Verde a Vicenza e, a rappresentarla, arriva Michele Mutterle, allora, e per molti anni ancora, un volontario come gli altri, oggi invece prezioso dipendente della FIAB.

Altri, che non ho citato, hanno partecipato al Coordinamento antesignano della FIAB? Allora fatevi avanti e .. ricordatemelo. Grazie mille!! ( webmaster@fiab-onlus.it )

Documentazione di quegli anni l’ho trovata nel notiziario degli Amici della Bicicletta di Verona (dal 1982 al 1984 un semplice ciclostilato). Ho fatto una scansione di alcuni articoli dal 1982 al 1984 in occasione del 20° anniversario di FIAB: PDF dal notiziario AdB Verona (1982-1993) – circa 1 mb –