di Stefano Gerosa (con Flavia Albertelli, Gigi Astolfi, Romolo Solari e molti altri “testimoni”)
Tra due settimane, dal 19 al 25 giugno 2017 tra i laghi di Varese, si terrà il 29° Cicloraduno Nazionale della FIAB. E’ un evento che si ripete ogni anno a partire dal 1988 e che ogni anno vede partecipanti da tutta Italia. Ma come, quando e perchè è nato?
Il primo cicloraduno nazionale si tenne nel 1988 a Reggio Emilia, promosso dal Coordinamento Nazionale Amici della Bicicletta, visto che FIAB sarebbe nata da lì a pochi mesi, ed organizzato dall’associazione locale o, come dicevamo allora, dal gruppo Tuttinbici. In particolare dai “fantastici tre” Gianfranco Fantini, Andrea Astolfi detto Gigi e Claudio Pedroni (uomini che han fatto la storia di FIAB, producendo fino a tutt’oggi idee ed iniziative tra le più importanti).
A Reggio Emilia gli ingredienti per lanciare l’idea del “cicloescursionismo” c’erano: intinerari enogastronomici, bici + nave (la motonave Stradivari da Boretto a Casalmaggiore) , due giorni itineranti Reggio -Castelnuovo Monti , La Pietra di Bismantova. E anche personaggi d’eccezione ad accompagnare i partecipanti, oltre ai simpatici soci di Tuttinbici, i due mitici ciclo-viaggiatori Amedeo Zini e Rolando Bulgarelli.
Ho chiesto a Gigi Astolfi come nacque l’idea del cicloraduno. “L’idea nasce in una serata a casa di Claudio. Io, socio della FFCT (Fédération Française de Cyclotourisme), porto il modulo d’iscrizione del loro raduno (La Semaine Federale, oggi 2017 arrivata alla 79ª ediz.), che ha come caratteristica far conoscere il proprio territorio da parte di un gruppo locale. Per una settimana viene organizzato un mega camping da cui si dipartono tanti itinerari ad anello che ogni ciclista può compiere accompagnato o in autonomia. L’idea è contagiosa .. in un attimo stiamo già pensando che da lì a qualche anno ci sarà il raduno delle 1000 bici !!”
“Gigi, mi racconti un aneddoto?”
“Ce ne sarebbero tanti. Ricordo che, dopo aver predisposto il luogo di riferimento nel monastero dei frati cappuccini di Scandiano, la settimana prima dell’inizio del raduno la curia reggiana requisisce tutte le sue strutture per la visita del Papa Giovanni Paolo II a Reggio il 5/6 giugno.
E adesso .. dove li mettiamo a dormire.? Ci rivolgiamo allora alla “chiesa rossa” che ci ospita al Parco Fola di Albinea ,una struttura molto bella nella collina reggiana luogo dei primi festival dell’Unitá.”
Vi propongo adesso il resoconto scritto a suo tempo da Flavia Albertelli di Genova per il giornalino del gruppo “E Adesso Pedaliamo”, al quale seguono alcune mie note. Flavia, che nel 1993 diventerà la prima Presidente della FIAB (attenzione: non solo la prima presidente donna, ma il primo presidente in assoluto) si rivelerà sicuramente una grande appassionata del cicloraduno, tanto da organizzarne con la sua associazione il secondo (nel 1989 in Liguria, alle Cinque Terre).
Giugno è iniziato positivamente per tutti i cicloescursionisti italiani, infatti si è svolto a Reggio Emilia, nei giorni 2-3-4-5, il primo Raduno Nazionale degli Amici della Bicicletta, organizzato dal locale gruppo cicloturistico “TUTTINBICI”. I cicloecologisti di tutta Italia o quasi, si sono incontrati nei magnifici scenari emiliani, pedalando insieme in allegria, scambiandosi esperienze, consigli, progetti, risate.
Erano presenti, oltre ai simpatici e gentili emiliani, organizzatori del Raduno, i rappresentanti dei gruppi di Verona, S. Giovanni Lupatoto, Vicenza, Cesena, Trento, Torino, Firenze, Guastalla, e, sorpresa delle sorprese, anche noi di Genova, che , nonostante i pochi mesi di attività del nostro circolo, eravamo il gruppo più numeroso, formato da ben 14 persone. In totale i partecipanti sono stati 50, ed è inutile dire che è stata una esperienza piacevole ed entusiasmante sotto tutti i punti di vista: ciclistico, turistico, ambientale, storico – culturale, naturalistico, umano ed anche gastronomico.
Il primo giorno, giovedì 2 giugno, ci siamo incontrati tutti in collina ad Albinea, dove abbiamo potuto alloggiare comodamente in un convitto situato all‘interno di un bel Parco. Nel pomeriggio si è svolta la pedalata sulle colline e campagne del Lambrusco, giungendo a Scandìano Arceto, dove la mia bici è stata “toccata” e riparata dall’ex meccanico di Coppi, per ritornare ad Albinea dove ci aspettava la cena a base di tipiche specialità del luogo come “gnocco fritto”(una sorta di frittelle molto gustosa da mangiare invece del pane) Erbazzone(una torta di verdura) Salame e Parmigiano – Reggiano (qui non necessitano spiegazioni), il tutto annaffiato da buon lambrusco che ci ha messo addosso altra allegria, necessaria per scendere a prendere un gelato in piazza.
Venerdì 3 giugno abbiamo pedalata, sotto un sole cocente, nella bassa Padana, sostando a Brescello, paese di Peppone e Don Camillo, per imbarcare, poi, noi e bici a Boretto, sulla Motonave Stradivari che, navigando sul Po’ ci ha portati a Casalmaggiore in provincia di Cremona.
Da qui una breve deviazione per arrivare all’antica Sabbioneta, città dei Gonzaga. Sosta a Pomponesco per gustare l’ottimo gelato e poi una lunga pedalata in pianura ci ha riportati ad Albinea; qualcuno tra cui anche il nostro presidente, è tornato da Guastalla con un trenino, sperimentando cosi una nuova formula: BICI + NAVE + TRENINO. La sera, dopo la ricca cena a base di lasagne, carne e patate, c’è stata la proiezione di diapositive dei cicloviaggi in Africa, America di Zini e Bulgarelli.
Sabato 4 giugno, giornata piuttosto impegnativa. Infatti dalla pianure siamo saliti sull’Appennino Reggiano superando notevoli dislivelli fino al Matildico Castello di Canossa, nelle cui vicinanze abbiamo consumato il pranzo al sacco offerto dalla Coop emiliana “sempre vicino a chi pedala”, per raggiungere poi Castelnuovo Monti, ai piedi della dantesca Pietra di Bismantova, dove abbiamo trovato alloggio nell’accogliente casa dello studente. Occorre dire che per arrivare a Castelnuovo si offrivano due possibilità: un percorso normale panoramico e un altro formato da strada sterrata con molti guadi e fango, adatta alle Mountain Bikes,; naturalmente la maggior parte del nostro gruppo, anche se l’unico con M.T.B. era Renato, affronta questo percorso da Camel Trophy e soprattutto Gennaro passa un guado in modo piuttosto spericolato tanto da cadere, forare, e rompere il fanalone anteriore della sua bici da strada.
Alla sera una riunione seria e una proposta per il 2° cicloraduno: toccherà proprio a noi organizzarlo e, il nostro “agitato ed euforico” presidente già a Castelnuovo e poi sul treno di ritorno ha iniziato a lavorare a ciò, tempestando le nostre povere menti di idee, parole, progetti, percorsi, cartine, iniziative, richieste, consigli…
La mattina della domenica alcuni sono saliti a piedi sulla Pietra di Bismantova, altri si sono fermati solo alle pendici del monte, anche perché è iniziata una pioggia insistente che impedirà la cicloescursione dei calanchi, facendoci tornare ad Albinea per una strada più breve.
Nel pomeriggio i saluti, i propositi di rincontrarsi presto, gli scambi di indirizzi e poi la partenza.
Noi lasciamo Albinea quasi per ultimi perché i nostri “due uomini della pietra” Giampi e Attilio, tornando tardi dall‘ascesa alla Pietra di Bismantova, consumano lentamente il loro pranzo al sacco tra le risate generali.
Se Giampi riuscirà mai a fare arrivare questo giornalino a Reggio Emilia, come ha promesso, voglio anche a nome di tutto il nostro Circolo, ringraziare ancora Claudio per l’ospitalità, Gianfranco , Maurizio, Adelmo e tutti gli organizzatori di questo 1° cicloraduno perché ci ha fatto conoscere, tutti noi che amiamo la bicicletta, consolidando la nostra convinzione che essa sia, oltre che un valido mezzo di trasporto, svago e divertimento, anche uno strumento di socializzazione tra persone che, pur sconosciute e provenienti da città lontane, pedalano insieme concretamente verso una “città ideale” più pulita, meno inquinata, più a misura d’uomo.
Un salutone a tutti.
FLAVIA ALBERTELLI
Flavia Albertelli e Catherine Magni
il guado
Aggiungo al resoconto di Flavia alcune note più o meno personali.
Amedeo Zini e Rolando Bulgarelli
Flavia racconta della cena del venerdì sera. Accanto a me si sedette Rolando Bulgarelli. Mi domandò dei miei viaggi in bicicletta e gli raccontai con orgoglio delle mie ciclo-escursioni, in verità modeste, visto che allora non ero mai andato oltre al nord Italia. Lui mi ascoltò interessato, quindi gli chiesi cos’aveva fatto lui. Potete immaginare lo sgomento, quando mi parlò del sud-America, dell’Africa, e così via. Anche se, a dire il vero, lo fece con il suo stile modesto, come se avesse fatto una pedalata a quattro passi da casa. Scoprii che era l’invitato della serata, per presentare i suoi cicloviaggi in Africa e in sud America, compiuti insieme ad Amedeo Zini.
Due cicloturisti che non potevano essere più diversi, Amedeo un contadino grande e robusto, un personaggio, ex campione nazionale di motociclismo con sidecar, mentre Rolando una persona semplice ma con grande senso dell’umorismo e gusto di raccontare. Negli anni seguenti Rolando l’ho invitato più volte a Verona, alle serate di ciclo-viaggi , e così ci riempiva sempre la sala, divertendo ed affascinando il pubblico. Qualcosa dei loro viaggi, se vi interessa, l’ho trovato qui.
I partecipanti
Gigi Astolfi mi ha consegnato un “cimelio”, ovvero la lista dei 50 partecipanti (organizzatori compresi) al primo cicloraduno, che ho scansito (censurando gli indirizzi).
Balza all’occhio la forte presenza dei gruppi di Genova e Verona. Il che fa presagire dove si terranno il secondo e il terzo raduno, che meriterebbero una narrazione a se. Eventi che contribuirono a cementare l’amicizia e l’affiatamento. E a mettere in evidenza le capacità organizzative delle associazioni coinvolte.
Sui partecipanti, scusandomi con gli altri, posso raccontare qualcosa di quelli che ricordo (altri ricordi sono ben accetti!).
Ovviamente ricordo bene quelli di Verona, la mia associazione, tutti protagonisti due anni dopo nell’organizzazione del terzo cicloraduno. Il più anziano era Otello Bassi, che partecipò con la moglie Sara, da noi – poco più che ventenni – soprannominato scherzosamente il “nono” (nonno). Partecipò a molti cicloraduni, conquistando amicizie per la sua esplosiva simpatia. Ci ha lasciati da una decina d’anni, eppure capita ancora, ai cicloraduni, che amici da tutta Italia ai quali non è arrivata la triste notizia mi chiedano “.. ma c’è Otello?”.
I veronesi Enrico Girardi, Massimo Muzzolon, Alessandro Troiani (detto Sandrin), Fabio De Togni, Gaetano Di Puma, sono stati per molti anni dirigenti dell’associazione e hanno partecipato a tanti raduni.
Tra gli amici di Genova, oltre alla già citata Flavia Albertelli, ricordo soprattutto Romolo Solari e Serena Gustavino. Romolo, grande pedalatore, è il fondatore del gruppo di Genova ed è stato protagonista in FIAB per molti anni (lo ringrazio perché, insieme a Flavia, mi ha mandato molto materiale dei primi anni).
C’era poi da Vicenza, con il suo inconfondibile accento italo-francese, l’inossidabile Catherine Magni, che sarà poi presente a tutti i primi cicloraduni e poi a molti altri, compresi gli ultimi. Da Trento l’amico Franco Rizzi, con il quale abbiamo poi condiviso molte pedalate in Trentino.
Qualcuno recentemente mi ha suggerito che l’idea del Cicloraduno fosse venuta ad Andrea Trobbiani, un marchigiano tutto pepe che, ad un incontro del Coordinamento, sbottò “e troviamoci una volta a pedalare tutti insieme!”. Veniva da un paesino delle Marche dove, per poter aderire al Coordinamento, aveva fondato il gruppo “Happy Free Forever”, costituito da lui e dalla sua amatissima bicicletta “selvaggia”. Un grande.
Per quanto riguarda gli organizzatori, ho già ampiamente citato il trio Fantini, Astolfi e Pedroni ma sarebbero da ricordare anche gli altri. Mi vengono in mente, però, soltanto il simpatico Maurizio Malvini, presente poi anche ai cicloraduni successivi, ma soprattutto l’esplosivo Adelmo Cervi, amante delle salita, capace di andar su e giù più volte soltanto “per il gusto di rifarla”.
Adelmo, mi ha ricordato recentemente Massimo Muzzolon, guidò un piccolo gruppo di forti pedalatori per una digressione di montagna, come nel suo stile perdendosi per i boschi e ritardando di un bel po’ il rientro.
Personalmente ricordo invece che, finito il cicloraduno, Adelmo si offrì di scortare il sottoscritto, Massimo Muzzolon e Alessandro Troiani fino a Carpi, per prendere un treno per Verona (sul quale, non ricordo come, visto che il servizio non era ancora esistente, avremmo potuto caricare le biciclette .. forse un ferroviere amico ..). Quel treno rischiammo seriamente di perderlo perché Adelmo suggerì una digressione verso Correggio, per andare a trovare Amedeo Zini ed assaggiare il suo lambrusco. Si poteva rifiutare? Ricordo bene che Adelmo disse qualcosa del genere “mica l’acqua minerale che conoscete voi, questo è il vero lambrusco dei contadini!”. E così, tra un bicchiere e l’altro, il tempo passò e, per non perdere il treno, ci tocco pestar duro sui pedali .. sempre guidati da Adelmo per strade che conosceva solo lui. Fantastico.
Un’ultima annotazione sui primi cicloraduni, che furono molto spartani. Tutti in brandine in grandi camerate sia a Reggio Emilia che a Verona. Addirittura alcuni con la tenda alle Cinque Terre. Altri tempi?