Proposte antibicicletta, la marcia indietro del Ministro Salvini. #LaBiciNonSiTocca

Proposte antibicicletta, la marcia indietro del Ministro Salvini. #LaBiciNonSiTocca

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Prima le proposte choc, poi l’immediata retromarcia. Le idee del Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, su casco e assicurazione obbligatori per chi va in bici o in monopattino, così come i vincoli della targa e delle frecce avrebbero rappresentato un enorme passo indietro nella transizione bike friendly di cui l’Italia ha urgente bisogno. Anche FIAB ha reagito alle parole di Salvini di alcuni giorni fa, parlando di misure antibicicletta che, come spesso accade nel nostro Paese, finiscono con il colpevolizzare gli utenti attivi della strada. La correzione è stata immediata: la stretta dovrebbe infatti riguardare soltanto i monopattini elettrici e non le biciclette. Nelle ore immediatamente successive a questa presa di posizione da parte del Ministro si è innalzato non soltanto un muro di proteste sui social, ma anche una replica da parte dell’industria. Da evidenziare anche il fatto che, pochi giorni fa, il rapporto “Ecosistema della Bicicletta” elaborato da Banca Ifis ha calcolato che nel 2022 il settore cicloturismo in Italia ha registrato una spesa di 7,4 miliardi di euro (6,4 i milioni di turisti complessivi).

Alessandro Tursi, presidente FIAB, ha commentato così la vicenda: “La reazione immediata e univoca del mondo dei social, dell’industria e di FIAB ha dimostrato come la bicicletta sia sempre più radicata nella società, nelle abitudini quotidiane e nell’economia del nostro Paese. Sarà sempre meno possibile fare proposte acchiappa-consenso contro questo mezzo che, lo ricordiamo, è un pilastro fondamentale della transizione ecologica”.

FIAB resta comunque attenta a proposte di questo tipo, non nuove a dire il vero. Nel video caricato sullo stesso sito del Ministero (al minuto 2:47) Salvini ha spiegato in Aula che gli obblighi sopracitati riguarderebbero sia le biciclette, sia i monopattini. Poi, come anticipato, si è smentito per quanto riguarda le bici.

Ancma (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) ha alzato la voce per portare l’attenzione sui danni che tali misure porterebbero al settore industriale, schierandosi contro la proposta. “Il nostro Paese – ha commentato il presidente di ANCMA Paolo Magri – ha un grande potenziale di attrattività cicloturistica, ha un mercato che cresce, è uno dei primi produttori di biciclette nell’eurozona, esprime un tessuto imprenditoriale d’eccellenza fatto da oltre 250 piccole e medie imprese, per l’80% insediate fra Veneto, Lombardia e Piemonte. L’associazione è a disposizione del Governo in maniera costruttiva, ma per come è stata annunciata, questa riforma sembra oggi più contro la diffusione della bicicletta, che a favore di una maggiore sicurezza sulle strade: penalizzare la leadership della nostra industria sarebbe un autogol”.

In Veneto, in particolare, la reazione da parte degli stakeholder ha evidenziato i danni potenziali al settore in una Regione (da anni a guida leghista) dove ha sede il 31% dei produttori nazionali nel campo della bicicletta. In un periodo fondamentale per i viaggi in bicicletta (dove si va sempre di più verso la destagionalizzazione) proviamo soltanto a pensare al danno d’immagine e alla confusione che si verrebbe a creare per chi, dall’estero, programma di pedalare in Italia.

Le proposte antibicicletta di Matteo Salvini – che anni fa lui stesso aveva preso di mira – hanno trovato compatto il settore delle associazioni così come quello dei produttori. Subito dopo la circolazione di questa proposta si è scatenata la protesta, anche sui social dove tantissimi cittadini e cittadine hanno voluto manifestare il proprio dissenso verso misure che finirebbero semplicemente col disincentivare la mobilità ciclistica. Che siano state anche queste voci contrarie ad aver spinto il Ministro a cambiare idea?