L’Italia che fa meglio della Danimarca, dell’Olanda e di quasi tutti i paesi europei. Quando si parla di ruolo e peso politico della bicicletta nei cosiddetti National Energy and Climate Plans, i principali documenti che nell’UE impegnano gli Stati per combattere i cambiamenti climatici, superiamo le realtà più bike friendly. L’Italia è (al pari con l’Austria) nelle prime posizioni con un punteggio di 6 su 10. Guidano la classifica Francia (8) e Regno Unito (8,5). Il calcolo è il frutto di un’analisi che l’European Cyclists’ Federation ha prodotto e presentato in questi giorni a Velocity a Dublino. FIAB, in quanto parte fondamentale, è soddisfatta, ma sottolinea anche quanto il primato sia soltanto su carta.
Se l’Italia è nelle prime posizioni per il ruolo dato alla mobilità ciclistica è senz’altro anche merito del lavoro di advocacy di FIAB dentro le istituzioni. Il documento ECF ha tenuto in considerazione 13 indicatori per arrivare a un giudizio complessivo sui documenti ufficiali di ciascun paese membro: ne citiamo alcuni come i fondi per la mobilità ciclistica, gli obiettivi specifici per diffonderla da qui al 2030 e gli incentivi economici per l’acquisto di biciclette (elettriche e tradizionali).
Nel giudizio finale dell’ECF la federazione europea premia l’Italia perché ha dedicato un «buon ruolo alla mobilità ciclistica» nel Piano Nazionale integrato per l’energia e il clima. In particolare vengono citati i 372 milioni di euro stanziati per le infrastrutture cicloturistiche tra il 2016 e il 2024. La cifra è stata raggiunta grazie al lavoro di FIAB che ha dialogato con i governi italiani per sostenere il cambiamento bike friendly.
Per evitare false interpretazioni del documento ECF, FIAB è consapevole che da Danimarca e Olanda l’Italia ha ancora molto da imparare. Se l’European Cyclists’ Federation ha dato un punteggio basso proprio a quei paesi dove è alto il numero di ciclisti e il cicloturismo è asset fondamentale per l’economia, potrebbe voler dire che, lassù, la bicicletta è considerata come abitudine dei cittadini. Motivo per cui non è stata inserita in un documento che, a livello europeo, fissa quali devono essere i comportamenti e le misure da adottare per combattere i cambiamenti climatici.
La posizione insolita dell’Italia, e quelle ancor più sorprendente di Danimarca e Olanda, non sono infine sfuggite all’ECF. Nel documento l’European Cyclists’ Federation ribadisce che paesi con eccellenti politiche bike friendly possono al tempo stesso esser finite nelle ultime posizioni della classifica. Che, lo ribadiamo, ci vede primi solo su carta.