di Marina Testa, Coordinatrice FIAB Lazio
Un ciclopellegrinaggio con un migliaio di partecipanti, una manifestazione davanti al Ministero dei Trasporti, una ciclabile umana. Sollevazione di ruote con una settimana di proteste a Roma, dall’11 al 16 dicembre. Le associazioni impegnate nella promozione della ciclabilità a scopo ambientale, sociale e sportivo hanno alzato la voce. Un vero ruggito, a dire il vero, generato dalla lunga scia di incidenti stradali che stanno flagellando Roma, il Lazio e tante altre località italiane.
Mentre scriviamo questo articolo, la cronaca ci informa di altri due ragazzi morti proprio nella capitale. Sembra un incubo. Eppure “un altro modo è possibile” come spiega in maniera semplice e pratica un noto cicloinfluencer romano attento e impegnato a divulgare questa introvabile cultura del rispetto e della coscienza in strada.
Il modo si chiama ciclabilità. Siamo convinti da sempre che introdurre le biciclette nelle modalità di spostamento sia un beneficio per le persone e non per le auto. Perché gli incidenti stradali non sono fatti accidentali, ma sono conseguenze.
Conseguenza di una degenerazione motoristica, di uno squilibrio ormai cronico di numeri e spazi tra i veicoli a motore, i mezzi pubblici e gli altri utenti della strada, quelli più deboli. Di assenza di politiche di mitigazione e regolamentazione disciplinata del traffico veicolare che nella Capitale si trasforma quotidianamente in un assalto per la metà proveniente dal Lazio e anche dalle regioni confinanti. E ci chiediamo perché nelle persone non sia ancora maturato il disagio di vivere tra lamiere, gas di scarico e nel pericolo costante per la propria incolumità.
Violenza stradale, numeri in crescita e proteste a Roma
I numeri ci parlano di un’impennata di incidenti stradali nel nostro Paese, oltre 81mila i sinistri con lesioni a persone nei primi sei mesi del 2022 ovvero il 24 per cento in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; e 1.450 morti: tra i ventenni i decessi più frequenti. Solo a Roma dall’inizio dell’anno le vittime sono state 122. Nel corso del 2021 sono stati 220 i ciclisti che hanno perso la vita.
La morte di un campione come Davide Rebellin ha scosso gli ambienti sportivi, ma non solo. Domenica 11 dicembre il Santuario del Divino Amore, mèta di un annuale ciclopellegrinaggio, è stato inondato da persone in bicicletta, circa mille partite da Roma. L’evento #siamotuttirebellin, organizzato da Asd Ciclismo Lazio, Pedala per un Sorriso, Largo Sole Team, sotto l’egida della Federazione Ciclistica Italiana, è stato seguito in diretta da Rainews24.
Martedì 13 dicembre le associazioni si sono radunate in piazzale di Porta Pia, per il sit-in #bastamortinstrada #bastamortinbici davanti al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Non è piaciuto il taglio di fondi per la ciclabilità. Per gli anni 2023 e 2024 erano infatti previsti due finanziamenti da 47 milioni di euro (per un totale di 94 milioni) che oggi presentano la voce «definanziamento» e azzerano il «Fondo della ciclabilità»istituito dal governo Conte II nel 2019, in cui si prevedeva lo stanziamento di 141 milioni per il triennio 2022-2024 (47 all’anno) per la «realizzazione di zone a 30 km/h, corsie ciclabili, case avanzate e aree di sosta per biciclette.
Anche in questa occasione FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, che nel Lazio è attiva con sei associazioni aderenti, insieme a Legambiente, Touring Club Italiano, ACCPI, ANCMA, ASviS, Clean Cities Campaign, Fondazione Luigi Guccione, Fondazione Michele Scarponi, Associazione Lorenzo Guarneri, Kyoto Club, Salvaiciclisti, Velolove e Vivinstrada, si sono unite per testimoniare la necessità di un decisivo cambio di mentalità, anche nei decisori politici.
Una delegazione è stata ricevuta dai funzionari del Mit. Consegnati i documenti con proposte e istanze a favore della mobilità sostenibile (anche se la dicitura è sparita dal nome del ministero). Proprio il 7 novembre scorso il Coordinamento Fiab Lazio ha inoltrato allo stesso Ministero e alle istituzioni territoriali di Roma e del Lazio, una lettera con delle richieste mirate alla transizione ecologica dei trasporti che è fortemente connessa alla sicurezza stradale, partendo dal principio del Safety in Numbers: più persone usano la bici, meno auto sono in circolazione e meno rischi ci sono anche per gli automobilisti stessi. Qui la lettera.
Tra l’altro, tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’Onu c’è proprio quello di dimezzare le morti stradali.
In sintesi, trasferire una buona parte delle persone dall’utilizzo abituale dell’auto privata ai mezzi pubblici e alla biciclette sarebbe un primo grande passo. Se poi treni e bus urbani ed extraurbani fossero adibiti al trasporto delle biciclette, non solo pieghevoli, sarebbe un balzo notevole verso modelli di città con le persone e la salubrità ambientale, e non le auto, al centro di una visione amministrativa mirata al benessere diffuso, alla vivibilità.
A Roma una ciclabile umana per chiedere più sicurezza stradale
Venerdì 16 dicembre nuovo appuntamento davanti al Ministero dei Trasporti per la Ciclabile Umana. Disposte lungo una pista ciclabile ormai invisibile su viale del Policlinico, le biciclette hanno fatto da scudo ai ciclisti in transito. Soprattutto impiegati diretti sul posto di lavoro, in bicicletta. Durante quell’ora di manifestazione è passata anche una mamma con un bimbo nel seggiolino.
L’attenzione mediatica all’argomento e alle proteste è stata alta. E’ importante che il tema della sicurezza in strada coinvolga l’opinione pubblica attraverso gli operatori dell’informazione. E solleciti gli amministratori. Poche ore dopo, l’assessorato alla Mobilità del Comune di Roma e la presidenza di Roma Servizi per la Mobilità ci illustrano i progetti per la ciclabilità nell’incontro “Roma riparte pedalando”. E il nostro pensiero va a chi c’è stato a fianco in queste giornate, nonostante il dolore nel cuore. Luca Valdiserri, il padre di Francesco investito e ucciso su un marciapiede a Roma. Aveva 18 anni. Valdiserri è un giornalista e scrive un articolo intitolato “La legge della strada” che sentiamo di condividere. “Perché una norma sia rispettata è determinante la certezza della pena: chi sbaglia deve sapere che pagherà. Ma perché diventi efficace in modo duraturo bisogna che la legge sia condivisa dall’opinione pubblica. Di più: serve che sia proprio la spinta dei cittadini a renderla necessaria. Una legge dentro di noi che arriva ancor prima della legge vera”.