Vittime della strada: quando la stampa colpevolizza i ciclisti

Vittime della strada: quando la stampa colpevolizza i ciclisti

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Processo agli articoli di cronaca, quelli che nel 2016 in Francia hanno dato conto degli incidenti stradali in cui i ciclisti hanno perso la vita. Se ne è occupata Joelle Gelinas, esperta di comunicazione, che ha spiegato i motivi per cui la carta e il web tendano a colpevolizzare, anche indirettamente, i ciclisti vittime della strada attraverso la scelta delle parole e dell’analisi logica.

Joelle Gelinas ha passato in rassegna gli articoli francesi del 2016 riguardanti gli incidenti mortali che hanno coinvolto ciclisti investiti da automobilisti o da conducenti di mezzi pesanti. Anzitutto la statistica: nel 79% dei casi il giornalista scrive “mezzo pesante” al posto di “guidatore” quando la vittima è una persona che stava pedalando. Età, sesso, nome del responsabile al volante – sottolinea l’esperta – non vengono quasi mai resi noti. Finendo così per spersonalizzarlo, quasi la colpa fosse soltanto del veicolo.

Segue poi l’analisi logica nello studio della Gelinas sulle modalità di “racconto” degli incidenti mortali per chi pedala. Anche noi leggiamo spesso frasi come “il ciclista è stato investito”: la studiosa indica che in questo caso la scelta del soggetto (il ciclista) suggerirebbe indirettamente che questo abbia una qualche forma di responsabilità dell’accaduto. Migliore sarebbe la formulazione – così la intendiamo noi – “l’automobilista ha investito…”.

C’è poi chi finisce col colpevolizzare attraverso gli articoli di giornale il comportamento dei ciclisti coinvolti negli incidenti. Joelle Gelinas, leggendo i giornali francesi del 2016, ha evidenziato diversi casi in cui la cronaca specificava che il ciclista ucciso non avesse il casco. Senza alcuna nota, fa notare lei, sul fatto che l’elmetto neppure avrebbe fatto la differenza. Sull’argomento Fiab già si è espressa, criticando più volte l’idea del casco obbligatorio.