L’appello della FIAB “si vieti di sparare in prossimità dei percorsi ciclabili e dei sentieri”.
Il problema è annoso, e anche quest’anno la stagione della caccia (tra l’altro iniziata da poco) conta le proprie vittime innocenti, persone scambiate per selvaggina e ferite, o uccise, in nome di uno sport che, esercitato senza le dovute cautele, si rileva spesso letale.
Già nel 2012 Pina Spagnolello, all’epoca consigliera nazionale FIAB, fu ferita da un colpo di doppietta mentre pedalava su un percorso ciclabile e l’allora presidente della Federazione Amici della Bicicletta, Antonio Dalla Venezia, dichiarò: “Aprire la caccia a settembre quando è ancora stagione turistica e consentire che si spari in zone frequentate da escursionisti a piedi o in bicicletta è una cosa inaudita… Occorre rivedere la norma sulle distanze di sicurezza e in tutti i casi aumentare i controlli”.
Appello tuttora, drammaticamente, attuale.
Attualmente la normativa vieta di sparare a distanza inferiore a centocinquanta metri con uso di fucile da caccia con canna ad anima liscia, o da distanza corrispondente a meno di una volta e mezza la gittata massima in caso di uso di altre armi in direzione di edifici e strade carrozzabili e di cacciare, e quindi è vietato portare armi che non siano scariche e in custodia, nel raggio di 100 metri da abitazioni e di 50 metri da strade carrozzabili che non siano poderali o interpoderali, ma non tiene conto dei percorsi ciclabili e degli itinerari escursionistici, che in alcuni territori sono molto frequentati in tutti i periodi dell’anno.
Per questo la FIAB condivide e sostiene l’appello del Ministro dell’ambiente Costa alle regioni per vietare la caccia di domenica, e si appella al Governo affinché le regole della caccia siano modificate onde permettere la coesistenza con la fruizione del territorio da parte dei non cacciatori, anche in considerazione del fatto che Governo ed Enti Locali hanno investito, e stanno investendo, ingenti risorse per la realizzazione di itinerari e reti di percorsi ciclopedonali. Questi itinerari interessano anche territori rurali, percorsi che devono poter essere utilizzati in sicurezza da ciclisti e pedoni. Basti pensare al Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche, in capo al Ministero dei Trasporti, che prevede ad oggi un investimento di oltre mezzo miliardo di euro per promuovere il turismo in bicicletta e attirare nel nostro paese una quota sempre maggiore del giro d’affari legato la cicloturismo europeo, il cui volume d’affari era stimato già nel 2012 in ben 44 miliardi di euro e che risulta in vertiginosa crescita.