Avremmo potuto scrivere di una app creata in Olanda, la terra dei ciclisti, in grado di azzerare il segnale del cellulare per evitare distrazioni sui pedali. Ne avremmo parlato perché lassù un incidente su cinque che coinvolge i ciclisti, giovani soprattutto, vede lo smartphone tra i principali imputati: 12 ragazzi morti e 441 feriti soltanto nel 2015 in Olanda a causa di un uso imprudente del cellulare.
Questa app per ciclisti, che “blocca” il cellulare quando si pedala, impedendo di telefonare o di chattare, in effetti esiste e sarà sul mercato a fine anno. Si chiama Safe Lock. Ma – ci chiediamo noi – sarà mai possibile un’applicazione analoga per chi siede nell’abitacolo? Una Safe Lock per automobilisti, così ce la immaginiamo, che consenta soltanto di telefonare con bluetooth e vivavoce, lasciando mani e occhi concentrati su volante e strada. Oppure siamo ingenui?
Intanto l’urgenza di una maggiore sicurezza stradale, con incidenti mortali e non che coinvolgono pedoni, ciclisti, motociclisti e automobilisti, è dettata dall’attualità. Azzerare, o quantomeno ridurre le distrazioni al volante, diffondere buone pratiche di convivenza nel traffico. Questi soltanto alcuni degli obiettivi a cui si dovrebbe puntare per città vivibili e su misura di chi si sposta scegliendo ad esempio una bicicletta.
Certo, nel nostro documento approvato all’unanimità all’Assemblea di Monza, chiediamo anzitutto priorità per strade “a misura di persone”. Ma, riprendendo le parole della Presidente Fiab Giulietta Pagliaccio, «I morti sulle strade d’Italia ci dicono che esiste un problema enorme». Risolviamolo dunque tutti insieme.