Il 20 novembre scorso si è concluso nel peggiore dei modi il primo atto di una vicenda iniziata diciassette mesi fa, esattamente nel Consiglio dei Ministri del 27 giugno 2023, quando il Governo approvava lo “Schema di Disegno di Legge recante interventi in materia di sicurezza stradale e Delega per la revisione del Codice della Strada”.
FIAB da subito ha portato l’attenzione sulla pericolosità di una proposta miope e scellerata, prendendo posizione contro una riforma “negazionista”, che a livello tecnico-scientifico non tiene conto di ricerche, dati ed esempi virtuosi da seguire per adeguarsi agli standard europei e raggiungere gli obbiettivi prefissati in materia di sicurezza stradale, decarbonizzazione dei trasporti, diffusione della mobilità sostenibile.
Le azioni messe in campo per fermare il Codice della strage
Sono stati mesi difficili e intensi per chi si occupa di ciclabilità e mobilità sostenibile, animati da un grande impegno e attivismo. Dentro ai Palazzi romani si sono portati i pareri di ANCI e della Conferenza delle Regioni, si sono tenute sedute delle commissioni competenti della Camera e del Senato e decine e decine di audizioni dei portatori di interessi inclusa FIAB. All’esterno è stato un avvicendarsi di mobilitazioni che hanno attraversato l’Italia da nord a sud, dove è risuonata forte la voce dei familiari delle vittime di violenza stradale, che si è unita al coro della cordata di associazioni che si occupano di mobilità attiva e sostenibile, a cui per la prima volta hanno aderito alcuni sindacati. Insieme, per ribadire il messaggio: “basta morti in strada, fermiamo e riscriviamo insieme il Codice della strage”.
Abbiamo messo in campo strumenti per sensibilizzare l’opinione pubblica e i rappresentanti politici lavorando sulla comunicazione (a suon di comunicati stampa, interviste, materiali informativi, convegni, etc) con l’intento di far arrivare il nostro punto di vista sui giornali e nelle amministrazioni locali (a partire dai ComuniCiclabili), portando una visione “differente” delle città e delle nostre strade e una maggiore consapevolezza su queste tematiche. Sono tutte azioni che hanno portato a risultati importanti, perché hanno saputo aprire riflessioni anche nella maggioranza politica.
Una riforma che ci allontana dall’Europa
A ridosso del voto finale in Senato, FIAB ha da ultimo indirizzato una lettera al Presidente Mattarella, proprio in concomitanza con la Giornata Mondiale in ricordo delle vittime sulla Strada, per ribadire la preoccupazione nei confronti di misure che non tutelano pedoni, ciclisti, bambini e persone anziane, ovvero la maggior parte delle vittime nelle città.
Nella lettera firmata dal Presidente FIAB Alessandro Tursi leggiamo: “La mobilità sostenibile e la sicurezza stradale, con questa riforma, fanno un balzo all’indietro di 40 anni, riducendo il livello di tutela della vita umana sulla strada, a danno di tutti, con qualsiasi mezzo di trasporto si muovano. Ci allontana ancora di più dal resto dell’Europa, dove già siamo al 19° posto su 27 per tasso di mortalità, andando in direzione opposta alle riforme grazie a cui gli altri Paesi lo hanno invece ridotto con successo”.
Codice della strage, “atto secondo”: continua la richiesta di modifiche
Nonostante tutto, il 20 novembre il Parlamento ha approvato il testo originario senza accogliere la minima richiesta di modifica fra le tante avanzate non solo dal mondo civile, ma anche dai parlamentari delle due camere. Si apre ora il secondo atto: con l’approvazione del Disegno di Legge, il Governo ha un anno di tempo per concretizzare la delega che il Parlamento gli ha assegnato e rivedere complessivamente il Codice della Strada. FIAB continuerà a portare avanti le istanze della società civile, perché “la sicurezza ha un’altra direzione”.