Cani, ciclabili e bocconi avvelenati

Cani, ciclabili e bocconi avvelenati

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Fuori dai denti.
Mea culpa. Ho scritto che le ciclabili in Italia sono spesso “fatte da cani”. Poveri cani, dai, non lo meritano. I ciclisti però, a volte, son trattati peggio dei cani e ricevono bocconi avvelenati. “Eh già .. ma anche noi ciclisti“, diranno i soliti noti.

Mea culpa. Ho scritto che le ciclabili in Italia son spesso “fatte da cani” e ho sollevato le proteste di molti amici animalisti.
Cosa dire? Mi cospargo il capo di cenere. Avete ragione!!  I cani le farebbero molto meglio di tanti nostri progettisti. Progettisti che forse non sanno neppure andare in bici (vabbè, ok, questo vale a anche per i cani ..o no?).

I cani, poi, sono anch’essi, molto spesso, le vittime di un traffico veloce ed assassino.

Qualcuno appiccica sull’auto l’adesivo “io freno anche per loro”. Non basta, spesso quando si frena è già troppo tardi. La velocità può uccidere: un cane, un gatto, ma anche un bambino che spunta fuori improvvisamente per riprendersi il pallone.

L’auto è un’arma letale, da maneggiare con scrupolo ed attenzione.

Ma questo, nonostante la strage quotidiana, in Italia non lo si vuol capire. Così si da la colpa ai cani, ai gatti, ai bambini o ai ciclisti (ancor più odiati dei cani). A forza di giudicare si vedono le pagliuzze nell’occhio altrui ma non la propria trave.

Tornando alle ciclabili, di pancia, ci son due cose che mi fan girar le viscere (per non dir qualcos’altro):

1) pedalare per l’Italia e vedere certi obbrobri “ciclabili”, roba che in giro per l’Europa non ho mai visto (credo che, in Olanda o Germania, semplicemente licenzierebbero in tronco il progettista);

2) sentirmi poi ripetere da tanti automobilisti “saputelli” che “se ci sono, voi ciclisti le ciclabili dovete sempre usarle!”.

Insomma come dire, che se sei tanto affamato e ti danno da mangiare, dai, non fare lo schizzinoso, anche se nella pastasciutta c’è una piccola dose di arsenico .. cosa vuoi che sia! Mangia e stai zitto!

Molte delle nostre ciclabili sono allucinanti. Si potrebbe scrivere un trattato ma, per non annoiare, vi farò solo alcuni esempi. Anche se “ho visto cose che voi umani (..)”.

– ciclabili senza un accesso (bisogna scendere dalla bici per salirvi, magari bloccando le auto che passano e allora, ovviamente, apriti cielo “i soliti ciclisti coglioni tra i piedi!!”);

– ciclabili senza continuità, ad ogni accesso carrabile un segnale di inizio/fine. Tanto che anche solo il costo dell’appalto per la segnaletica fa sospettare qualcosa di poco pulito.

Ma soprattutto la ciclabile diventa una condanna. Prima andare sulla strada era enormemente più sicuro; il ciclista, come gli altri veicoli, aveva il diritto di precedenza. Ora con la ciclabile, invece, se uno spunta fuori dal cortile di casa sua o da una strada laterale e ti investe, hai torto marcio!! Sei tu ciclista che devi fermarti ogni 20 metri!

Sotto-sotto c’è il solito concetto “sottosviluppato” del ciclista italiano che passeggia con il cane (tanto per non smetter di menar il can per l’aia!) piuttosto di quello europeo che in bici ci va veloce a lavorare (chiaro che così il ciclista europeo in Italia viene penalizzato; tanto che da noi, si può dire, non si incentiva la mobilità ma l’immobilità ciclistica!) o anche soltanto a sgranchirsi le gambe (e così invece si sgranchisce soltanto le dita delle mani a forza di frenare!).

– ciclabili piene di paletti per impedire ai ciclisti di andare ad una velocità decente, ad ogni accesso o attraversamento. Il ciclista deve sempre fermarsi e dare la precedenza. Già, si ricordi bene che lui, sulle strade proprietà delle auto, è un ospite sgradito! Ancora una volta: ma chi la percorre una pista ciclabile così per andare al  lavoro? Inoltre il ciclista un po’ più veloce i paletti non li vede, ci sono stati tanti feriti e c’è scappato anche il morto. Eh, già l’equazione “pista ciclabile = insicurezza” va bene inculcata nella testa del ciclista italiano, così la smette di rompere le scatole chiedendo piste ciclabili!!

– degli incroci, poi, non ne parliamo, vanno organizzati bene, invece una ciclabile che finisce ad ogni incrocio è una vera e propria presa per i fondelli.

– ciclabili senza manutenzione. Magari erano state costruite decentemente, ma diventano con il tempo impraticabili, se non inaccessibili.

– ciclabili usate come parcheggio dagli automobilisti (già, gli stessi che poi sbraitano sui giornali e nei social contro i ciclisti, irrispettosi del codice) che regolarmente non vengono mai sanzionati (ho provato più volte a telefonare ai vigili, giusto per sentirmi rispondere “picche!“).

Si potrebbero, poi, fare  mille altri esempi. Il fatto è che, così, certe ciclabili invece di dare più sicurezza, diventano fattore di insicurezza per chi usa la bicicletta.

Ma i pirla, scusate, sono quelli che le han realizzate o noi che, in scienza e coscienza, ci rifiutiamo poi di percorrerle? Signori miei, ne abbiamo le tasche piene! Come ve lo dobbiamo spiegare? Abbaiando?

Già, abbaiando, potrebbe essere, perchè state facendo veramente di tutto per far diventare i ciclisti sempre più rabbiosi ed incazzati.

Ci sono esseri, criminali e spregevoli, che odiano talmente i cani da offrire loro il classico “boccone avvelenato”. E altri invece che fan la stessa cosa ai ciclisti, realizzando queste pseudo-ciclabili per propinar loro veleno. In questo caso, però, gli avvelenatori sono Comuni o altri Enti Pubblici. Ed è molto più grave.

Per concludere, lo so bene, adesso sui social salteranno fuori i soliti ciclisti saggi, i professorini del pedale laureati al “bar sport”, a commentare l’articolo con la solita frasetta: “Eh, va be .. ma anche noi ciclisti!”. Che vi devo dire, ragazzi? “Vi piace il veleno? Magnatevelo” ? Già  mi girano le viscere, come dicevo ..

Se, poi, lo stesso commento arriva da non-ciclisti, quelli che premettono sempre “Io non ce l’ho con i ciclisti ma ..”, molto evangelicamente (?) rispondo