Entro il 2050 elettrica un’auto su due. Ma i problemi restano: spazio pubblico e sicurezza

Entro il 2050 elettrica un’auto su due. Ma i problemi restano: spazio pubblico e sicurezza

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A poche settimane dalla COP26, che ha partorito un documento condiviso nel quale la mobilità ciclistica viene presentata come centrale per il futuro dei trasporti, ci sembrava opportuno approfondire i molti temi emersi in un articolo scritto da Tom Standage e pubblicato sul Guardian. Il focus è l’auto elettrica o, meglio ancora, la storia dei trasporti dalla fine dell’Ottocento a oggi: siamo sicuri che il passaggio alle ecar potrà rivoluzionare le città e garantire benefici in termini di salute e sicurezza? La Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta rimane della stessa opinione di sempre rispetto all’auto elettrica, posizione che aveva espresso anni fa: non è soltanto la quantità di PM10 a stabilire se si sta andando nella giusta direzione, ovvero quella che dovrebbe portarci verso aree urbane su misura per le persone e non più per le automobili.

Elettriche: non c’entra soltanto l’inquinamento

Ma andiamo con ordine: è un fatto che le auto elettriche inquinino meno. L’articolo di Standage, ripreso in uno degli ultimi numeri di Internazionale, spiega che quando tutti i trasporti – dalle navi alle auto – verranno elettrificati le emissioni dirette non dovrebbero essere più un problema. Inoltre la BBC ha citato uno studio recente di tre università (Nimega, Exeter e Cambridge) secondo il quale le ecar impattano di meno sull’ambiente. In Europa solo la Polonia fa eccezione, dal momento che nel paese l’energia viene prodotta attraverso centrali a carbone. Un’auto elettrica, spiegano i ricercatori, è in grado di emettere fino al 70% in meno di emissioni nel suo ciclo di vita rispetto a un veicolo a benzina.

Da Tesla in giù, buona parte delle case automobilistiche sta investendo nell’elettrico. E così dovremmo ritrovarci nel 2050 con un’auto in circolazione su due che cammina a batterie. Con il problema delle emissioni (in parte) risolto, l’avvenire è dunque in discesa per il settore dei trasporti? Non proprio: come da sempre FIAB ribadisce, le auto elettriche sono semplicemente altre auto che sostituiscono quelle già in circolazione. Se ci si basa soltanto su una transizione dal carburante a motori più ecologici, si trascurano tutte le altre questioni aperte, frutto di decenni di diffusione delle auto in città.

Come noi, nessuno in Europa

“L’Italia – scriveva FIAB nel documento sopracitato sulle ecar – è il Paese col più alto tasso di motorizzazione in Europa, insieme al Lussemburgo, e uno degli obiettivi politici deve essere ridurre il tasso di motorizzazione individuale». Della stessa idea è Standage, il quale spiega che “sarebbe sbagliato sostituire una cultura del trasporto con un’altra, com’è successo con il passaggio dai cavalli alle auto”. Se a inizio Novecento l’emergenza smog e sicurezza nelle città era dovuto alle enormi quantità di letame e sporcizia accumulati nelle strade (ogni anno morivano 20mila newyorkesi per i malanni che “volavano nella polvere”), il passaggio dal trasporto animale alle auto non ha risolto di certo la questione. Prova ne sono i continui sforamenti di limiti di PM10 e lo choc di Nuova Delhi che ha di recente ordinato un lockdown delle scuole a causa degli elevati tassi di inquinamento.

Il nodo terre rare

Non scordiamoci poi di un altro dato che pesa sul passaggio alle ecar: l’auto elettrica inquinerà senz’altro di meno, ma quante sono le ingiustizie che ancora oggi vengono commesse in Africa per estrarre le cosiddette terre rare come il cobalto, fondamentali per le batterie? Sfruttamento, lavoro minorile e violazione dei diritti umani .

Salute e sicurezza

La salute pubblica di cui si parla da quasi due anni per l’emergenza pandemica è un tema fondamentale anche se si affronta il futuro dei trasporti. La diffusione di molte auto elettriche in città – magari lasciate circolare perfino nelle zona a traffico limitato – non risolverà i rischi quotidiani degli incidenti. Gli utenti attivi della strada resterebbero esposti e le città non garantirebbero loro lo spazio pubblico necessario. Anche il nodo parcheggi vedrebbe un settore auto ancora vorace di piazze e vie dove mettere in sosta i mezzi.

Esistono alternative?

Ma dunque quale potrebbe essere l’alternativa? Come FIAB abbiamo suggerito i benefici di un’altra transizione. Da bene da possedere a servizio da utilizzare. Lo abbiamo visto con la diffusione dei bike sharing e dei noleggi di monopattini: se i cittadini hanno alternative l’auto non è più l’unica soluzione per spostarsi. Siamo agli albori del passaggio all’elettrico – soprattutto in Italia – e dunque non è troppo tardi per prendere un’altra strada. “Una cultura del trasporto è meno flessibile – ha spiegato Standage nel suo articolo sul Guardian – ed è più facile che le sue conseguenze non volute diventino permanenti e più difficili da affrontare”.