Accade un po’ come con i bambini che, quando entrano in un parco giochi, dopo un attimo ti sono già sfuggiti di mano e li vedi correre verso le altalene. Così, quando vengono aperti nuovi percorsi ciclopedonali al sicuro dal traffico e in un contesto ambientale gradevole, la gente non vede l’ora di andarci non appena ha un attimo. Ciclisti superallenati? Runner collaudati? Macché: sono anziani a passeggio, signore con la Graziella, giovani madri col passeggino, coppie che parlano sottovoce. Tutti insieme appassionatamente, felici e pedalanti – o camminanti.
Quanto questo sia vero lo si è ormai visto in innumerevoli occasioni, ma un’ennesima dimostrazione è il successo della neonata ciclopedonale delle Risorgive tra il Mincio e l’Adige. Quest’opera, la cui idea aveva inizialmente destato perplessità in molti (troppo isolata… una cattedrale nel deserto… ma chi ci andrà mai) sta invece riscuotendo un gradimento straordinario, come si vede dall’intensa e costante presenza di gente che la usa per spostarsi nel proprio tempo libero o per la faccende quotidiane; e sta già cambiando il volto delle “terre di mezzo” della pianura veronese (Raldon, Buttapietra, Castel d’Azzano, Povegliano, Villafranca) finora un po’ fuori dal giro delle mete desiderate. Aver visto nelle recenti giornate inaugurali (8 e 15 ottobre per i podisti e i ciclisti) centinaia e centinaia di persone partecipare con entusiasmo da sole o in gruppo è stata un’esperienza mozzafiato, due feste di popolo sensazionali nella loro spontaneità e allegria, quasi fosse la celebrazione di un vecchio sogno che si realizza. Se mai ci venisse il dubbio che valga o meno la pena di impegnarci su queste tematiche, eventi come questi lo dovrebbero togliere all’istante.
Da un’esperienza mozzafiato metaforica e gioiosa ad un’altra reale e preoccupante. Come ogni anno, all’arrivo dell’autunno si ripresenta in pianura padana l’emergenza dell’inquinamento atmosferico, che ci toglie il respiro ammorbando la nostra salute. Le fonti di questo problema sono varie e note, e tra esse un posto di rilievo lo occupa la mobilità privata a motore. Lo sa bene da tempo anche la politica, che però, sempre attenta al consenso, non ha il coraggio di prendere decisioni efficaci che penalizzino chi contribuisce ad aumentarlo e incentivino chi invece adotta comportamenti virtuosi: nel campo della mobilità, questo significherebbe rendere la vita più difficile a chi vuole usare l’auto privata in centro (pedaggi, zone ZTL allargate alle mura, …) e facilitare l’uso degli spostamenti sostenibili a piedi o in bici (percorsi sicuri tra il centro e le periferie, parcheggi, premialità…).
Accade allora che le amministrazioni, incalzate da notizie sempre più allarmanti sullo stato dell’aria ma anche dal timore di perdere popolarità, assumano provvedimenti di carattere più simbolico che incisivo, come ad esempio le sei “domeniche ecologiche” che Verona vivrà tra dicembre e aprile con l’intento dichiarato di “educare la cittadinanza” a un modo migliore di spostarsi. Si tratta di segnali positivi, ma è chiaro che siamo ancora lontani dalle “decisioni efficaci” di cui parlavamo, che dovranno riguardare molto più i lunedì che le domeniche, e in special modo alcuni tipi di mobilità di grande impatto come i percorsi casa-scuola. Avremo dunque anche quest’anno, nei brumosi mesi tra novembre e febbraio, le lunghe di auto incolonnate che avanzano col motore al minimo tra le periferie e i centri storici, ed eserciti di genitori indaffarati e ansiosi che portano i figli in auto fin sugli scalini della scuola, creando attorno ad esse micidiali ingorghi con relativo avvelenamento ambientale. Chissà se le nostre amministrazioni troveranno la volontà di agire per davvero, e in sinergia tra loro. Per le associazioni FIAB sarà importante vigilare, non facendo mancare critiche e proposte costruttive.