Tutta l’Europa applaude il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, per il coraggio dimostrato vietando il transito delle auto alimentate a diesel entro il 2020 al fine di ridurre l’inquinamento dell’aria.
Sembra che le città stiano giocando d apripista nella protezione dei cittadini dall’inquinamento atmosferico ma che gli stati membri UE potrebbero non seguirle.
ECF (di cui FIAB fa parte), insieme a numerose ONG, auspica fortemente che queste azioni locali siano valutate e supportate da seri atti concreti che competono ai governi nazionali ed al Consiglio europeo.
Il trasporto su gomma è realmente una delle maggiori fonti di inquinamento atmosferico contribuendo per il 40% alle emissioni di NOx delle aree urbane. Gli standard europei che regolano le emissioni dei veicoli, introdotti per contrastare l’inquinamento in area urbana, non producono i risultati attesi: le emissioni di NOx nel mondo reale provenienti da motori diesel sono da tre a cinque volte superiori di quelli attesi dai test.
Per questo le città iniziano a pensare che vietare i centri ai veicoli inquinanti e spingere i privati verso alternative più pulite come il trasporto su rotaia, andare a piedi ed in bicicletta, sia una soluzione più realistica per proteggere la salute dei cittadini. Parigi ha fatto un passo nella direzione giusta e si merita un giro di applausi.
Fortunatamente Parigi non è la sola città europea impegnata a contrastare il problema in questo modo. Berlino, Rotterdam, Gent e Siviglia, per nominarne alcune, hanno lavorato ed ottenuto risultati diminuendo le auto all’interno delle città. Brussels, Londra e Antwerp stanno pensando di fare altrettanto.
Il pacchetto Clear Air Policy è a rischio.
Ma cosa possiamo dire dell’impegno degli stati membri e dell’UE nel contrasto all’inquinamento dell’aria? La cattiva qualità dell’aria costa all’Europa fra i 330 ed i 940 Milioni di Euro e causa più di 400.000 morti premature ogni anno. Nonostante questi dati allarmanti, i provvedimenti a livello nazionale ed europeo sono fermi. La Commissione Junker sta rivedendo le priorità per il 2015 e minaccia di abbandonare il pacchetto delle politiche per l’aria pulita (Clear Air Policy Package) per dare una spinta all’economia nel breve periodo. Il Clear Air Policy Package è stato adottato nel Dicembre 2013 e deve essere rivisto nel 2015 stabilendo nuovi obiettivi di qualità dell’aria per il periodo fino al 2030 e limitando le emissioni nazionali delle sei sostanze maggiormente inquinanti. Parallelamente la commissione dovrebbe anche migliorare il sistema di test delle emissioni dei veicoli.
Molti degli stati membri hanno definito dei piani che recepiscono le direttive ed i limiti stabiliti dall’EU, ma spesso sono deboli e troppo lenti nell’attuazione.
Il piano in vigore nel Regno Unito ridurrà, ad esempio, l’inquinamento solo entro il 2030. Il governo inglese ha già ricevuto un avvertimento (19 ottobre 2014) dalla Corte di Giustizia Europea (ECJ): Il regno unito è infatti fuori dalle linee europee non avendo agito per la riduzione delle aree maggiormente inquinate entro il Gennaio 2015. Grazie a questa azione promossa dall’associazione non governativa ClientEarth la corte inglese può forzare il governo ad elaborare un piano più serio che centri gli obiettivi in una finestra più breve.
Questo ci mostra che le Associazioni e le città possono giocare un ruolo importante nel proteggere i cittadini dalle cause di morte dovute all’inquinamento atmosferico. ECF, insieme alle sue consociate ed altre ONG, spingono sugli stati membri e sull’Unione Europea perché vengano fissati obiettivi più ambiziosi e misure più veloci per garantire l’aria pulita necessaria ai cittadini europei.
La Commissione Europea e gli Stati Membri devono prendere in seria considerazione le proprie responsabilità per combattere l’inquinamento atmosferico e supportare le iniziative locali.
Cosa puoi fare? Puoi firmare questa petizione online