FIAB invita tutte le associazioni a partecipare ad una iniziativa molto speciale per ricordare, conoscere e trarre insegnamento dall’immane tragedia avvenuta 60 anni fa a causa della costruzione della diga del Vajont, al confine tra Friuli Venezia Giulia e Veneto. Un’opera che non si doveva fare.
Il progetto di FIAB è un gesto di testimonianza ed insieme di memoria, per richiamare l’insufficienza e i ritardi delle politiche climatiche contro gli interessi economici che le condizionano. Un viaggio in bici per immergersi in quel paesaggio naturale intatto che conserva ancora tutti i segni del disastro: un’esperienza che porta ad attraversare quei luoghi gentilmente, con rispetto anche per gli abitanti.
“Il Vajont riguarda tutti, lo si è capito nei giorni commemorativi dell’ottobre scorso quando è stato oggetto di celebrazioni e rievocazioni. Giornali, libri, tv e anche i teatri con Paolini, hanno contribuito ampiamente a diffondere consapevolezza su ciò che il Vajont con le sue 1900 vittime è stato e su ciò che rappresenta ancora oggi. Sinonimo di disastro ambientale e disastro annunciato, è esempio estremo di un modo di costruire opere e fare impresa “costi quel che costi” in spregio alle leggi naturali e al bene collettivo”. Così Gino Ferri, uno degli animatori di Paciclica che da anni organizza pedalate di impegno civile, tra cui quelle in ricordo del Vajont.
Fino a settembre tante pedalate al Vajont: l’invito a tutte le associazioni FIAB
Il 9 ottobre 1963, annunciata per anni da segni premonitori di cedimenti che non si vollero ascoltare, un’immensa frana precipitò dal Monte Toc nelle acque del bacino idroelettrico realizzato con la diga sul torrente Vajont. L’onda provocata dalla frana scavalcò la diga e cancellò Longarone e altre borgate della val Piave causando la morte di 1918 persone tra cui 487 bambini e adolescenti.
FIAB lancia la proposta di un viaggio collettivo a cui ogni associazione o le singole persone possono prendere parte in autonomia, per facilitare in questo modo la partecipazione. La formula prevede quindi che ogni FIAB scelga una data tra giugno e settembre, con la possibilità di organizzare il viaggio come gita sociale oppure lasciando l’iniziativa nelle mani dei singoli soci. Non ha quindi importanza il numero dei partecipanti, anche una sola persona basta a rappresentare la propria FIAB.
Ad ogni gruppo viene chiesto di scattare una foto all’arrivo sotto il cartello di Erto, così da “certificare” il viaggio. La foto, accompagnata da una breve descrizione dell’itinerario, va poi inviata al gruppo di Paciclica (paciclica@gmail.com) che sul sito raccoglierà le immagini. Nei giorni della ricorrenza in ottobre sarà confezionata una pubblicazione e proprio all’Ecomuseo di Erto (di cui si consiglia la visita) verrà consegnata la gallery delle immagini raccolte da FIAB.
Luoghi e punti di interesse per il viaggio al Vajont
Una visita ai luoghi può cominciare da Longarone, col suo Museo Attimi di storia e il cimitero monumentale delle vittime poco distante. Saliti alla diga, da non mancare il periplo ciclabile (una decina di chilometri) della frana ai piedi del monte Toc da cui raggiungere Erto, il paese simbolo che con la sua associazione familiari è custode della memoria viva del prima e del dopo disastro.
Da anni la FIAB di Brescia e quelle di Belluno e Pordenone organizzano la loro Pedalata d’impegno civile al Vajont in ottobre nei giorni della ricorrenza. Ci si potrà rivolgere a loro per avere informazioni e suggerimenti per partecipare a questa iniziativa.