Groningen: capitale della mobilità sostenibile

Groningen: capitale della mobilità sostenibile

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Lo stupore, piuttosto che il dubbio, è la fonte della conoscenza. (Franklin Pierce Adams)

Ho trascorso qualche giorno a Groningen, nel nord dell’Olanda.

Groningen è una piccola città di circa 200.000 abitanti, un quarto dei quali rappresentati dalla popolazione universitaria, con studenti che giungono da ogni parte del mondo: dunque, una città anche molto giovane.

Pur essendo di antica fondazione (le origini risalgono al XII secolo), non è tanto la ricchezza monumentale della città a colpire il visitatore, quanto la qualità della vita che in essa si svolge: Groningen è confortevole, vivace, accogliente, sorridente, a misura di ciclista, pedone, disabile, in breve: a misura di persona.

E silenziosa, ammantata di un silenzio tutt’altro che vuoto e spettrale. Un silenzio dinamico e pieno di vita. Dove puoi sentire, nel normale svolgimento delle attività quotidiane, le voci distese delle persone, il fruscio delle migliaia di ruote di bici che ti scorrono accanto, il rumore dei passi, il canto degli uccelli, lo stormire delle fronde degli alberi mosse dal vento… così lontano dall’assedio del traffico e dei suoi rumori a cui siamo ormai assuefatti, ma non indenni.

Tra i miei appunti di viaggio ho annotato alcuni particolari osservati in quelle ore, anche per confronti mentali che mi venivano immediatamente spontanei: ad esempio, una stazione ferroviaria efficiente e funzionale, perfettamente accessibile, priva dei vari sottofondi musicali o pubblicitari che – chissà perché – rumoreggiano invece incessanti in Italia in quasi tutti gli scali, assediando le nostre orecchie e i nostri nervi. Una stazione, dicevo, che risulta perfino confortevole, fronteggiata da un ampio piazzale leggermente ondulato, totalmente libero da auto, sovrastante un immenso parcheggio bici ben organizzato e custodito.

Ancora, ho notato la grande cura nella manutenzione della pavimentazione e l’attenzione in tutti i casi in cui siano presenti dei dislivelli da superare, per renderli agevoli anche a chi non li percorre a piedi o ha difficoltà a deambulare: molte le persone, non solo anziane, che ho visto muoversi in piena autonomia con le loro carrozzine alimentate elettricamente. Così come notevole è la chiarezza della segnaletica, in grado di indirizzare perfettamente anche chi non conosce i luoghi e la lingua. Per non dire di un traffico automobilistico alquanto ridotto, regolare e ordinato che si svolge entro spazi rigorosamente delimitati e non sovradimensionati.

Va da sé che in queste condizioni, a Groningen, la bici non è affatto una scelta “estrema”, naif o in controtendenza, e non ha nulla di eroico o di epico, bensì rappresenta il normale mezzo di spostamento degli abitanti, che non mostrano affatto di sentirsi in questo penalizzati, anzi! Se, sull’intero Comune, la mobilità ciclistica rappresenta il 50% degli spostamenti quotidiani, nella zona più centrale la percentuale di modal split della bici supera il 70%, ponendola decisamente in testa alle classifiche mondiali.

E, proprio a proposito di questa normale quotidianità, ho avuto occasione di parlare a lungo con una signora del luogo che gestisce un negozio di oggettistica, non distante dalla centrale piazza del mercato. Commentavo con lei il clima piacevole e rilassato della città, dove si salutano anche le persone che non si conoscono, e ammiravo la quantità di ciclisti circolanti a tutte le ore. Mentre lei confermava che per loro usare la bici è un gesto assolutamente ordinario, ne è nato uno scambio di battute che mi è parso subito molto significativo, soprattutto quando la discussione ha toccato l’educazione dei figli … “I miei ragazzi – mi dice – devono andare a scuola in bici; e fanno 10 km all’andata e altrettanti al ritorno”. Saranno grandi, pensavo. Invece, hanno poco più di dieci anni. Stupito, le ho chiesto: in che senso “devono” andare a scuola in bici? La signora mi risponde che i mezzi pubblici sono cari e quindi la bici è la scelta più conveniente. E la pioggia, il freddo, il vento? “Noi siamo abituati, e comunque non è mai questione di tempo buono o cattivo ma di abbigliamento adeguato: basta coprirsi bene. I ragazzi qui si ammalano poco”. Non mi sono trattenuto la domanda: “ma i genitori non li accompagnano a scuola in auto? Da noi, in Italia, i picchi di traffico automobilistico sono spesso proprio davanti alle scuole…”. La signora mi guarda con un misto di disapprovazione e compassione, e poi mi dice con tono deciso: “I genitori devono andare a lavorare! Da noi i figli devono rendersi autonomi rapidamente, imparando a badare a loro stessi, a gestirsi, a fare le loro scelte, assumendosi le responsabilità che ne derivano; andando in bici, devono saper fare la manutenzione del loro mezzo; se si guasta lo devono riparare e se hanno bisogno di aiuto lo devono chiedere”. Più chiaro di così…

A chi ancora mi chiede: “cosa ti ha colpito, in particolare?” segnalo questa presentazione che ho scovato in rete, realizzata qualche anno fa dal Comune di Groningen, mostrando l’evoluzione della città e dei suoi livelli di servizio con il “prima” e il “dopo”, nonché con fatti e cifre che dicono da soli moltissimo: http://www.territoires-ville.cerema.fr/IMG/pdf/groningen-reduit3_cle21948e.pdf

Purtroppo, è perfettamente comprensibile anche senza conoscere l’olandese… E dico “purtroppo” perché la sua comprensibilità non concede alibi di sorta, mettendo tutti di fronte alla schiacciante evidenza del ruolo fondamentale della volontà politica.

Ecco, sapendo di dire una banalità per alcuni di noi che già hanno familiarità con questo luogo, direi che Groningen è una città di buone pratiche da conoscere e, per noi, di buon auspicio, che ha molto da insegnare.