Lo diciamo da anni: in Italia ci sono troppe automobili. Finalmente anche la stampa generalista e mainstream inizia ad occuparsene con contenuti che mettono a confronto il nostro paese con l’estero. Senza basarsi su sensazioni, ma su dati oggettivi. Su L’Economia del Corriere della Sera questo articolo offre ai lettori un interessante spunto di riflessione su quanto la mobilità attiva possa e debba essere vista come la soluzione ai troppi mezzi privati che sono tornati ad affollare strade, piazze e città. Lo scorso anno la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta aveva avvertito la politica sui rischi dello svuotamento dei mezzi pubblici causato da ingressi contingentati e legittime paure da parte dei passeggeri dovuti agli assembramenti a bordo. In quei mesi FIAB chiedeva di investire in maniera massiccia sulla bicicletta, l’unica alternativa al mezzo privato. In parte i risultati si sono visti. L’Italia, per esempio, ha registrato un boom di vendite di biciclette (oltre 2 milioni nel 2020) grazie alla spinta del bonus mobilità.
Il fatto che studi approfonditi sull’eccessivo tasso di motorizzazione italiano trovino spazio sui giornali nazionali offre l’assist per aggiornare il dibattito pubblico sul cosa occorre fare per cambiare. Alcune soluzioni FIAB le aveva anticipate al Governo in occasione della presentazione del PNRR. La rivoluzione bici di cui l’Italia ha bisogno potrebbe anche contribuire in modo consistente al taglio di quel 25% di emissioni globali provocate dal settore trasporti, come spiega Nomisma.
Auto in Italia e città garage
I dati più attuali citati dal Corriere riferiscono che, in Italia, quasi il 74% della popolazione utilizza l’auto e la metà la guida tutti i giorni. Il confronto, sempre lungo la penisola, con gli altri mezzi di trasporto rende l’idea di quanto lavoro ancora si debba fare su questo fronte: l’1,7% ricorre al treno e il 25% sfrutta il trasporto pubblico locale. Nel grafico presentato dalla testata non è presente la bicicletta, che secondo i censimenti degli ultimi tempi registra un’impennata negli utilizzi, sebbene ci sia ancora molta strada da fare per superare il dominio dell’auto privata. In una per nulla invidiabile classifica europea, l’Italia alla vigilia della pandemia risultava essere il secondo paese (il primo è il Lussemburgo) per numero di automobili ogni mille abitanti: nel 2000 ce ne erano 572, nel 2019 663. In più, se ci si concentra su città come Milano, Roma e Torino, il numero di mezzi ogni mille abitanti risulta essere più del doppio di quello di capitali europee del calibro di Parigi, Londra e Amsterdam.
«Noi lo diciamo da sempre – premette Alessandro Tursi, Presidente FIAB – ma è importante che anche i più importanti giornali italiani ne parlino finalmente. Potrebbe essere un’ulteriore spunto di riflessione per politici, amministratori e cittadini: dobbiamo assolutamente abbassare il tasso di motorizzazione italiano, che evidenzia impietosamente il livello di ritardo delle nostre aree urbane. Passi avanti notevoli sono stati fatti negli ultimi anni, soprattutto dopo lo scoppio della pandemia, ma ancora non basta. In molte città le infrastrutture bike friendly sono ancora insufficienti e la gran parte dello spazio pubblico è tutt’ora consegnato al dominio delle auto private. Bisogna alimentare con costanza quel circolo virtuoso in cui i cittadini chiedono un cambiamento e gli amministratori, a loro volta, lo stimolano investendo in ciclabilità. Per farlo bisognerebbe partire dal togliere gli incentivi all’auto privata: per uscire dall’era delle città garage la chiave è sostenere la mobilità ciclistica e scoraggiare l’utilizzo dell’auto».