Una volta eletta sindaco di Parigi nel 2014, Anne Hidalgo si è subito distinta per una certa sensibilità verso i temi della sostenibilità e della mobilità dolce. La sua idea, quella di una metropoli più a portata di pedale e meno terra di conquista per SUV, si è conciliata con quella del suo omologo d’Oltremanica. Insieme a Sadiq Kahn, primo cittadino di Londra, ha subito instaurato un rapporto di collaborazione testimoniato da una brevissima ricerca su internet digitando “meeting Kahn Hidalgo”.
Oggi Parigi guarda sì al breve-medio periodo. Alla riconversione, ad esempio, di intere piazze da restituire a pedoni e ciclisti. Ben sette secondo un piano approvato nel marzo 2016: spazi dove realizzare marciapiedi, zone verdi, limitando sia il traffico che la velocità dei veicoli. Poi c’è la politica a lungo termine, quella che non batte cassa alle elezioni per un possibile rinnovo di mandato, ma che rientra nei doveri di un sindaco che abbia a cuore la vivibilità all’interno e al di fuori della cinta daziaria.
Così il sindaco di Parigi Anne Hidalgo ha commissionato uno studio che focalizzasse al meglio le mosse migliori per un futuro a carbone zero. La nota positiva è che sì, la capitale francese può raggiungere l’obiettivo entro il 2050, ossia in meno di due generazioni. Se e solo se, e qui sta la sfida a un’intera cittadinanza, le abitudini negli spostamenti dei parigini cambieranno. Dal medesimo report vengono dunque tratteggiati i tagli necessari alle emissioni: meno 70% delle emissioni di veicoli, meno 10% dalle aziende che dovrebbero convertirsi all’energia pulita; infine meno 20% di emissioni che verrebbero inghiottite dal verde urbano.
Sulla visione di una Parigi carbon-zero si è interessata Adele Peters con un articolo-intervista al sindaco Anne Hidalgo che ha analizzato le conseguenze di un simile piano green su Parigi. Politiche pubbliche che, secondo la prima cittadina, sarebbero nient’altro che la risposta “all’urgenza sia della salute pubblica che del cambiamento climatico“. 48mila, riferiscono le statistiche, i morti in Francia causati dall’inquinamento. Proibita dunque la circolazione durante il giorno dei vecchi diesel, in attesa del 2025, quando tutti i veicoli a gasolio verranno banditi.
Spazio e fondi anche per la mobilità dolce, con tempi d’attesa più abbordabili per un giudizio sull’operato di un sindaco. Dovrebbero infatti chiudere entro il 2020 i cantieri per il raddoppio delle piste ciclabili parigine, dai quasi 700 km del 2015 ai 1400 km tondi tondi. Sempre dall’articolo spunta un’altra scadenza fissata dal report commissionato da Hidalgo: il 2038, anno in cui tutti i week end dovrebbero essere “a piedi” se si vuole puntare alla Parigi zero emissioni.
A fianco della sindaca Hidalgo, il suo vice Christophe Najdovski (Partito dei Verdi) condivide in pieno l’obiettivo dell’amministrazione. “Vogliamo riportare l’auto al posto giusto“, ha riassunto a Le Monde, testata che si era distinta in passato per aver pubblicato in prima pagina articoli sul cambiamento climatico, quando ancora nessuno ne discuteva. Un tema che si sperava assimilato, accettato dall’opinione pubblica e dai politici. Di fronte Trump, il Twittatore in capo che risolve invece il problema del riscaldamento globale con 140 caratteri, bollandolo quasi come un’alchimia dei cinesi contro i prodotti statunitensi, oggi possono essere i sindaci le prima linea difesa contro un riflusso del buon senso.