Come scrivevo in un precedente articolo, ogni volta che c’è una discussione sulla mobilità ciclistica, saltano fuori i soliti laureati al “bar sport” a commentare: “Eh, va be .. ma anche noi ciclisti!”. Oppure quelli che premettono “Io non ce l’ho con i ciclisti ma ..”.
Evangelicamente rispondo “Tieniti la tua trave, che io mi tengo la mia pagliuzza”.
La trave, in primis, è vedermi solo come ciclista. Sono un “utente della strada” e quindi vado in bici, a piedi e con i mezzi pubblici, spesso anche in auto.
Sia chiaro, quando guido un’auto così come quando vado in bici, cerco di osservare il Codice e soprattutto le norme di prudenza e di rispettare gli altri utenti della strada. E, pertanto, i ciclisti “scorretti” non mi stanno simpatici e non giustifico i loro comportamenti (nota 1).
Credo siano giuste ed utili le diverse iniziative delle associazioni FIAB per insegnare ai ciclisti (specialmente a quelli “alle prime armi”) i loro diritti e doveri, le regole stradali e i comportamenti “prudenziali” (con manuali, regolamenti gite, corsi, inviti alla prudenza e rispetto del Codice alle iniziative, ecc.).
Questo in FIAB lo si fa da sempre, giusto per mettere a tacere i soliti commenti di chi crede di sapere tutto e invece non sa nulla, consigliandoci di far quel che già facciamo. Forse perchè, sotto sotto, vorrebbero che lo facessimo parlando solo di doveri, dimenticando tutte le nostre battaglie per i diritti dei ciclisti, oggi in Italia totalmente ignorati e calpestati!
Quel che proprio non accetto è che i comportamenti scorretti di alcuni ciclisti vengano tirati in ballo ogniqualvolta si chiedono provvedimenti per la mobilità ciclistica e sicurezza stradale. Quando indichiamo la priorità di ridurre la velocità, delle zone 30, o chiediamo ciclabili ben fatte (vedi articolo precedente).
Mi chiedo sempre da che pulpito ci vien la predica. In Italia il comportamento è spesso scorretto e pericoloso da parte di tutti gli utenti della strada e gran parte degli automobilisti, dai quali vien spesso il “predicozzo”, non sono esattamente degli angioletti immacolati. Vi risparmio l’elenco delle angherie e dei tentati omicidi subiti sulle strade come ciclista (ma anche come automobilista), non vorrei anch’io incitare a uno stupido odio inter-categoriale, non si tratta certo di condannare “tutti gli automobilisti” ma c’è in giro una minoranza molto pericolosa di sciagurati (nota 2).
Chiaro che quel “Io non ce l’ho con i ciclisti ma ..” non è altro che un tentativo di sviare, di gettare una cortina di fumo sul problema principale e sulle soluzioni proposte. Il vero problema per tutti gli utenti della strada non è qualche ciclista maleducato ma il fatto che una buona parte dei veicoli a motore sfreccia a velocità mortali: qualsiasi imprevisto accada, quando si mette il piede sul pedale del freno è già troppo tardi.
Di fronte alla strage, anche l’accertamento delle responsabilità, seppur necessario, ha un sapore amaro. Per gli stupidi diventa oggetto di contesa, per dar contro al “nemico cattivo”, sia esso il ciclista o l’automobilista, a seconda della “trincea“ nella quale sceglie di stare (lo stupido).
I veri nemici di tutti, invece, sono la velocità e l’imprudenza, e la scarsa consapevolezza che più il veicolo che guido è grosso e veloce, maggiore è la strage che posso compiere (sarò politicamente scorretto, odioso, ma vi chiedo: l’han capito solo i terroristi?). E il vero problema, per tutti noi utenti della strada (lo ribadisco, non solo per i ciclisti), è la mancanza di politiche e provvedimenti efficaci per la sicurezza stradale, soprattutto a tutela degli utenti fragili della strada, che sono ovviamente le principali vittime (nel senso di morti e feriti, accertamenti di responsabilità a parte).
Quel “Io non ce l’ho con i ciclisti ma ..” mi sembra un vero e proprio “nonsense”, sempre al servizio dello “status quo”, quando si discute di nuove politiche per la mobilità.
Già, perché se c’è da costruire una nuova autostrada o un parcheggio per auto, si discute magari sull’utilità ed opportunità, sull’impatto ambientale, sulla coerenza con gli indirizzi generali delle politiche di mobilità, e così via, quel che volete voi. Certo che, per dire di no o rimandare, nessuno tira in ballo il comportamento degli automobilisti “cattivi. Chiunque capisce che un fatto è pianificare la mobilità e prendere i conseguenti provvedimenti viabilistici (in questo caso a favore dell’auto) un altro invece intervenire su eventuali comportamenti scorretti.
Non si capisce perché lo stesso criterio non vale per la mobilità ciclistica! Costruire ciclabili, favorire o incentivare l’uso della bici con diversi provvedimenti, compresi quelli di moderazione del traffico (nota 3), non è assolutamente da vedersi come un “premio” ai ciclisti, da assegnarsi a seconda che siano buoni o cattivi. Questa è veramente una logica idiota, da asilo infantile. Com’è possibile che sia diventata così scontata per giornalisti, politici o semplici cittadini? Qualcuno si è bevuto il cervello o, più semplicemente, ci marcia?
Scegliere di incentivare la bicicletta è chiaramente, prima di tutto, una scelta nell’ambito delle politiche di mobilità, valida per le ragioni che ripetiamo da anni. Favorire città con una mobilità più fluida e più sana, meno inquinate e più vivibili, dare un’opportunità e una scelta in più ai cittadini. E, se volete, ne potete visitare in mezza Europa di città che hanno ottenuto una maggiore vivibilità, anche grazie ad una mobilità ciclistica, apprezzata da una buona parte dei cittadini (spesso anche da chi sceglie di continuare ad usare prevalentemente l’auto).
Certo, se invece preferite le città inquinate e caotiche, pericolose per pedoni e ciclisti, vi piace tanto respirare smog e il rumore del traffico, allora ditelo chiaramente!
Se invece no, allora smettetela di prendervela con i ciclisti esistenti, buoni o cattivi che siano; si capisce che la finalità di certe obiezioni è fermare le politiche per la mobilità sostenibile e ciclistica. Chiedete invece sia data a tutti i cittadini, se vogliono, l’opportunità (ed il piacere) di usare la bicicletta per i propri spostamenti (in sicurezza e con percorsi adeguati).
E aderite alla Campagna #CodiceDiSicurezza!
(nota 1) Anche se ammetto alcune eccezioni. Ci sono delle “violazioni” che, talvolta, in Italia i ciclisti sono “costretti” a commettere, per colpa di regole e provvedimenti viabilistici che vanno al più presto modificati. Li conoscete? Comunque l’argomento sarà oggetto di un mio prossimo articolo, anche se già premetto che vale sempre la regola della prudenza e del rispetto per gli altri (se non c’è, si è non solo giuridicamente ma anche moralmente dalla parte del torto).
(nota 2) Quando mi metto alla guida della mia auto è sempre questa percentuale di automobilisti “coglioni” che rischia di farmi fare un incidente grave (con meno danni, certo, che se fossi in bici). Il ciclista “coglione”, invece, quello che sembra faccia di tutto per farsi investire (oppure semplicemente quello impaurito dal traffico, o quello che fa fatica a muoversi sulle strade date le orride condizioni) può anche darmi fastidio o irritarmi. Però so bene che se sto attento, se mi muovo con prudenza, è difficile che io lo investa. Se vado piano e lui mi balza fuori dal nulla, anche se lo investo è difficile che lo ammazzo. Insomma, qualche pagliuzza l’avrò anch’io, ma faccio di tutto per combattere la trave. Il problema principale è e resta la trave.
(Devo dire inoltre che non accetto neppure l’esagerazione sulla diffusione di certi comportamenti dei ciclisti che, per quanto vedo sulle strade, sono del tutto minoritari. A leggere certi articoli sembra invece che le strade pullulino di ciclisti fuori di testa. Vabbè.)
(nota 3) I provvedimenti di moderazione non riguardano i soli ciclisti ma sono a vantaggio di tutti gli utenti delle strada