Vajont-50°: variegata delegazione FIAB nazionale, romana e veneta.

Vajont-50°: variegata delegazione FIAB nazionale, romana e veneta.

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Continua incessante il “pellegrinaggio” al Vajont di soci ed associazioni FIAB. Subito poco dopo il passaggio di FIAB Modena e prima dell’escursione di FIAB Vigonovo, domenica 4 agosto una variegata delegazione si è inerpicata per la salita verso la diga, proseguendo per Erto. C’erano due vice-presidenti nazionali FIAB, cioè Marco Gemignani (FIAB-Ruotalibera Roma) e Stefano Gerosa (FIAB- Verona), il Coordinatore FIAB del Veneto Luciano Renier, la responsabile nazionale settore “salute” Germana Prencipe, Marina Tesser e Giampaolo Quaresimin (quest’ultimi 4 tutti di FIAB Mestre). Immancabile guida, esperta e stimolante come sempre, Bortolo Calligaro, Presidente di FIAB Belluno.

Quindi in un colpo solo ecco rappresentate la presidenza nazionale FIAB, il Coordinamento Veneto FIAB, tre associazioni Fiab venete (Mestre, Verona e Belluno) e quella romana. A testimoniare il crescente interesse per il progetto Fiab-Vajont 50°, un invito a tutte le associazioni Fiab nel cinquantesimo anniversario della tragedia del Vajont a testimoniare coralmente la sensibilità particolare per la tutela ambientale e l’impegno civile.

Sappiamo che molti amici hanno già in programma il viaggio a Erto, quindi riportiamo brevemente la descrizione di Stefano Gerosa della giornata, visto che il percorso svolto può essere ripreso da altri.

Partiamo da Mestre in prima mattina con “treno+bici” diretto fino a Longarone. Bortolo ci aspetta in loco e ci conduce subito per una brevissima digressione per vedere la gola del Vajont.
Quindi si prende la strada in salita per Erto. La salita non è particolarmente impegnativa e, tra l’altro, al mattino ore 9,30 è ancora ombreggiata. Però è domenica e inevitabilmente c’è un po’ di traffico, specialmente moto un po’ troppo rumorose, anche se poi la maggior parte dei veicoli si fermano ai parcheggi (un po’ più in su della chiesetta costruita dietro la diga).
Poco dopo i parcheggi, invece di proseguire diretti per Erto, prendiamo a destra la vecchia strada che, con un semicerchio intorno al Lago di Vajont, si ricongiunge dopo un po’ di chilometri alla principale poco più avanti di Erto. Bella strada, si vede la montagna franata da vicino, poco traffico e il percorso  è ciclisticamente divertente.
Quindi visita ad Erto e foto di rito (oltre al paese vecchio, vale la pena vedere il murales della processione sulla strada che porta ad Erto nuova e poi il Centro visitatori). L’idea di gustarci un piatto di frico e polenta all’osteria “Gallo Cedrone” solletica alcuni di noi, ma alla domenica il locale è subito pieno ed è  possibile ordinare solo un menù completo (però.. se ci andate di giorno feriale).
Dopo Erto si riscende velocemente a valle, ricongiungendosi sul percorso già fatto … tutta discesa fino a Codissago, dove vistiamo il museo degli Zattieri del Piave.
Ritorno quindi, sempre per strade secondarie indicate da Bortolo (solo 2 km sulla trafficata statale) fino a Ponte nelle Alpi, dove riprendiamo un treno per Mestre.

Una riflessione finale. Bortolo ci racconta dello sfruttamento delle montagne, dove ormai quasi ogni corso d’acqua è stato “incanalato” e di nuove normative che ne favoriscono un sempre maggior sfruttamento. Insomma, la Sade, la famigerata costruttrice della diga del Vajont, non era comunque riuscita ad attuare che “nemmeno una goccia d’acqua deve essere sprecata”. Sembra altri ci stiano riuscendo adesso. Quindi ci si ricorda il Vajont scandalizzandosi, giustamente, per la logica di sfruttamento che ha portato al disastro. Ma siamo proprio sicuri che quella logica sia stata sconfitta? O è oggi più forte che mai?

Riportiamo infine un testo che Giampaolo Quaresimin ha portato con se durante l’escursione per ricordarlo a Bortolo e mostrarlo agli altri partecipanti. Si tratta di una lettera di ringraziamento inviata a Bortolo nel 2002 a ricordo di un’altra escursione al Vajont.

Bortolo, abbiamo passato due giorni, densi di significati ed emozioni in tanti a pedalare. Grazie al tuo impegno e di chi ti ha aiutato, per questo “settimo coordinamento regionale Fiab veneto”. E anche i politici, presenti sabato sera, ci credono …speriamo nei fatti! Mi è venuto in mente del primo coordinamento, quello del 2000; pioggia e freddo. Il secondo di Che siamo saliti ad Erto. La rabbia e la tristezza …
Anche sul racconto di un operaio di Sedico(che lavorava sulla diga) che era a casa quella notte; ed era a raccogliere cadaveri il mattino dopo sul greto del Piave, mi ha stimolato a scrivere una cosa. Pubblicata nel nostro giornalino “Ciclostile” del febbraio 2002.
Ciao Giampaolo

Riflessione

VAJONT 9 OTTOBRE 1963- VAJONT 8 OTTOBRE 2000

Qui dove il disprezzo per la vita, per l’uomo e i suoi cuccioli, per gli ani­mali e le piante, il creato, ha raggiunto picchi di indescrivibile violenza.
Avete visto voi, Soloni Responsabili, lo sfregio, il risultato di tanto disprez­zo verso i bellunesi, gli ertemi e gli altri, gli equilìbri delicati del nostro essere…. del pianeta.
Guai a voi, guai a voi.
Che i tanti, tanti nudi cadaveri smembrati, saponificati e rigidi di umani e animali raccolti (e non) subito dopo, siano a marchio indelebile e vi abbia­no fatto sprofondare in un baratro infinito.
Resti a monito
Resti nella memoria?

Giampaolo Quaresimin