Piano Nazionale Sicurezza Stradale, accolte (in parte) indicazioni FIAB. Ma cosa manca?

Piano Nazionale Sicurezza Stradale, accolte (in parte) indicazioni FIAB. Ma cosa manca?

Condividi!

Prosegue l’iter per l’approvazione del Piano Nazionale Sicurezza Stradale (PNSS) la cui bozza, inviata alle Camere per i pareri di competenza, aveva provocato la reazione allarmata del mondo dell’associazionismo, FIAB compresa. Le associazioni, infatti, sottolineavano un approccio troppo autocentrico del provvedimento, con una colpevolizzazione, di fatto, di quelle che sono, in realtà, le vittime di una incidentalità dovuta quasi sempre all’uso scorretto dei mezzi motorizzati.

Il parere del Senato, liquidato il 30 novembre scorso, aveva, raccolto l’appello delle associazioni, chiedendo “al fine di garantire la piena e compiuta coerenza con le previsioni del documento EU Road Safety Policy Framework 2021-2030 – Next steps towards “Vision Zero”, … di approfondire gli aspetti che possono apparire come una “colpevolizzazione” degli utenti più vulnerabili e una “deresponsabilizzazione” dei conducenti di veicoli a motore”.

Lo stesso Senato “al fine di affermare appieno il principio di Safe System, nonché nell’ottica della graduale riduzione dei costi sociali legati all’incidentalità, nell’attesa che l’intero parco automobilistico sia rinnovato con mezzi dotati di sistemi ISA (sistemi di adeguamento intelligente della velocità)”  ritiene sia necessario valutare opportuni stanziamenti dedicati al controllo e alla moderazione della velocità su strada, prendendo spunto da buone pratiche di riduzione drastica della velocità in centro urbano a 30 km/h.

La Camera dei Deputati, con parere del 10 dicembre scorso, ha in gran parte ripreso il parere del Senato, sempre raccomandando di approfondire gli aspetti che possono apparire come colpevolizzazione degli utenti deboli a favore di una deresponsabilizzazione dei conducenti dei veicoli a motore, chiedendo, nel contempo, che “con riferimento alla sicurezza sulle strade urbane, nel Piano sia adottata una visione non più basata sulla centralità dell’automobile privata ma su un approccio di più ampia e generale pianificazione e di governo della mobilità urbana, volto alla promozione di quella attiva, del trasporto pubblico locale – con specifico impulso al trasporto rapido di massa – e delle forme di mobilità sostenibili. Da questo punto di vista, il Piano dovrebbe confrontarsi con le realtà locali che abbiano adottato i PUMS (Piani urbani di mobilità sostenibile) e – a tale scopo – valorizzare la consultazione, oltre che della Conferenza Stato-Regioni, anche dell’UPI e dell’ANCI, in ragione dei ruoli che rivestono e della titolarità di percorsi stradali di rilevante importanza strategica relativamente agli obiettivi che il Piano si prefigge”.

La Camera, inoltre, “con riguardo alla formazione, consiglia di prevedere percorsi specifici dedicati al personale tecnico operante negli enti locali al fine di una corretta progettazione degli interventi di moderazione del traffico utile a far loro intraprendere le migliori azioni possibili e contemporaneamente evitare il riproporsi di misure mal applicate (ad esempio, percorsi ciclabili poco sicuri)” e, analogamente a quanto indicato dal Senato, specifica che “occorre una riflessione concludente sulla fattibilità di prevedere nelle scuole, di ogni ordine e grado, l’insegnamento dell’educazione stradale allo scopo di favorire il percorso culturale necessario a responsabilizzare i futuri utenti della strada, anche mediante lo strumento recentemente reintrodotto della materia “Educazione civica”.

Inoltre, andrebbero indirizzati specifici finanziamenti volti a retribuire la figura dei “Mobility manager” (scolastici e aziendali), al fine di rendere maggiormente operativo tale ruolo che ad oggi viene relegato al personale docente (o ad esclusivo carico delle aziende)” e ancora, sempre in linea con il parere del Senato, chiede “con specifico riferimento al punto 5.1.1 – Linee strategiche specifiche per bambini – si valuti un più ampio coinvolgimento delle Polizie locali per l’educazione e la formazione dei bambini, anche in ragione delle competenze maturate e dei compiti svolti in casi di incidenti nei centri abitati. Parallelamente alla formazione in tenera età dei futuri utenti della strada, si rende necessario ribadire la necessità di operare al fine di avere strade a misura di bambino, zone 30 e percorsi sicuri casa-scuola-casa, non dimenticando che atti di “violenza stradale” a scapito dell’utenza più vulnerabile avvengono soprattutto sulle strisce pedonali e nelle aree intorno alle scuole”.

Indicazioni, di certo, utili a correggere la rotta verso un provvedimento legislativo più consono a garantire una reale sicurezza per tutti gli utenti della strada, ma troppo “timide” verso un Piano che necessiterebbe di norme più stringenti in merito alle priorità di intervento, riconoscendo chiaramente che la quasi totalità degli incidenti stradali è causata dai mezzi motorizzati per il mancato rispetto, da parte dei conducenti, delle norme del codice e degli elementari principi di prudenza. Il concetto di strada come elemento collegato all’ambiente circostante, e come parte, quindi, di un contesto più ampio necessario di regole che tengano conto delle esigenze di tutti gli utenti, con priorità per pedoni e ciclisti e con la necessità di integrazione con il tessuto urbano e territoriale, non sembra essere entrato appieno nei lavori parlamentari e, purtroppo, potrebbe non essere considerato nella stesura finale del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale.

Considerare, infatti, la sicurezza stradale come elemento a sé stante rispetto alla pianificazione territoriale, cade nell’equivoco che il “sistema strada” sia avulso dal contesto, con una visione “autostradale” delle infrastrutture viarie, che vede, comunque, prioritario lo scorrimento dei mezzi motorizzati e recepisce come “estranei” o “disturbanti” altri elementi, come pedoni e ciclisti, che usufruiscono dello spazio stradale.

Riuscirà il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili a dare un senso diverso alla sua nuova denominazione licenziando un Piano della Sicurezza Stradale innovativo e pronto a raccogliere le sfide che le nuove esigenze dei territori pongono, allineandosi alle indicazioni europee e agli esempi di altri Stati?

FIAB ha fornito alcune indicazioni in merito ed è pronta a dare ancora il suo contributo. Vedremo, nei prossimi giorni, se e come il Ministero avrà raccolto la sfida.