Gite, ciclovacanze ed iniziative ricreative sono importanti per le nostre associazioni, ma non devono costituirne l’attività prevalente e meno che mai caratterizzante.
La Federazione e le sue associazioni sono nate per cambiare la mobilità e proporre città diverse, promuovendo l’uso della bicicletta, in tutti i contesti (urbano, ricreativo, turistico, trasportistico). Questo è ben definito nello Statuto e nei requisiti richiesti per l’ammissione.
Talvolta qualche nostra associazione si fa prendere troppo la mano dal lato “gitaiolo”, mettendo in ombra la propria “mission”. (nota 1).
Compito dei dirigenti locali sarebbe quello di tenere (o riportare) “nei binari” l’associazione. Se l’attività escursionistica attrae molti volontari, preziosi e da valorizzare, questo rende possibile alla dirigenza di dedicarsi prevalentemente all’attività organizzativa, culturale e politica (senza la quale può certamente esistere una bella associazione ciclistica ma non di certo un’associazione FIAB!).
Sia ben chiaro, il male da combattere non è l’organizzazione di gite e ciclovacanze, ma il prevalere di queste attività, sia di fatto, che a livello di percezione. Infatti, talvolta, per scarsa o errata comunicazione, si crea un’immagine distorta anche di associazioni Fiab che perseguono attività culturali e politiche importanti a favore della mobilità ciclistica e per l’ambiente (a volte forse troppo in sordina).
Le due attività principali di FIAB, ciclismo urbano e cicloturismo, sono complementari. FIAB è un’associazione ambientalista, che indica nella bicicletta un mezzo di trasporto per “tutti i giorni”, quindi anche per il tempo libero e per il turismo.
Le “iniezioni” di divertimento sono un componente importante per ogni aggregazione. Persino le più serie, come partiti o chiese, organizzano attività ricreative, cene, gite, ecc. Momenti che favoriscono la reciproca conoscenza e la socializzazione, senza trascurare l’indispensabile raccolta di fondi.
In FIAB c’è un “quid” in più: si riesce a fare un’attività politica e culturale importante anche divertendosi, colorando di gioia le iniziative più serie e, grazie al cicloturismo, a creare aggregazione e coinvolgimento.
Mi permetto di dare alcuni suggerimenti, che nascono dall’esperienza, dall’aver vissuto in FIAB la scoperta dell’attività ciclo-escursionistica e le prime riflessioni sulle modalità organizzative (nota 2).
Oltre alle valenze positive, ben esposte nell’articolo citato, cosa abbiamo scoperto?
– Le finalità ambientaliste, favorendo con le gite la conoscenza del territorio, strade, emergenze ambientali e culturali (collaborando spesso con altre associazioni).
– La possibilità di avvicinare le persone alla bici in modo “soft” e simpatico. Molti vengono la domenica e poi cominciano a pedalare tutti i giorni.
– Far conoscere l’associazione. Alcune persone non sarebbero mai venute alle nostre manifestazioni urbane pro-bici. Però, dopo averci conosciuti, partecipano ad altre attività, o addirittura diventano attivisti.
Su cosa abbiamo riflettuto, allora? Su molte questioni che, in sintesi, significano che la gestione del programma va sempre “governato”.
– Se, con le gite, c’è lo scopo di avvicinare più persone alla bicicletta, bisogna inserirne anche di facili e promozionali.
– Se ci sono in città nostre manifestazioni locali o nazionali, quel giorno niente gite, perché le forze dell’associazione vanno concentrate su quell’evento.
– Va salvaguardato l’aspetto di valorizzazione ambientale e culturale del territorio. Una gita in bici solo per andare al ristorante ci può stare, ma la maggioranza dovrebbero attenersi a questa filosofia.
– Le gite, inoltre, non devono creare “dipendenza” dall’associazione ma insegnare il cicloturismo, favorendo lo sviluppo individuale, l’organizzarsi da soli o con amici (e a questo serve anche un corso annuale, sempre molto frequentato).
– Le attività ricreative hanno anche uno scopo economico. Le quote di partecipazione diventano fondi per le attività politico-culturali (stampa di depliant, notiziario, sede, ecc.). La regola è “Il ricreativo finanzia il politico”.
– Bisogna sempre evitare che, con le gite, l’inevitabile formarsi di un gruppo affiatato di “amici”, si trasformi in una sorta di “chiusura” dell’associazione, che deve invece restare aperta a tutti e soprattutto al prezioso contributo di chi magari, non interessato alle gite e ai momenti di aggregazione, si adopera per la ciclabilità.
– Si è riflettuto su altre questioni pratiche, di comportamento sulla strada e di responsabilizzazione dei partecipanti, che hanno portato all’elaborazione del “regolamento gite”. Premessa: “non siamo un tour operator ma un’associazione ciclo-ambientalista”.
Partendo dalla premessa, la decisione più importante fu sviluppare la comunicazione da attuare durante le gite. Infatti molte persone vengono qui in contatto con noi soprattutto per la prima volta. La “trappola” è non comunicare chi siamo: le sbandate arrivano di conseguenza, dall’accumulo nel tempo di un fraintendimento da parte di chi partecipa.
Alle gite di alcune associazioni, in questi ultimi anni, ho notato invece che la comunicazione si è azzerata. Ed ho verificato quanti partecipanti si siano convinti, ormai, che Fiab è un’associazione ricreativa dopo-lavoristica.
Insomma, c’è una perdita di indentità, che ritengo negativa, poichè sta trasformando FIAB in qualcosa di diverso, sia da quanto ci proponevano come fondatori, sia da quanto stabilito nello Statuto.
Sperando che il mio non sia un invito a chiudere il cancello quando i buoi ormai son scappati, vorrei invitare la dirigenza delle associazioni a rispolverare le poche regole comunicative che ci si era dati.
1) Alla partenza ci dovrebbe essere sempre una comunicazione sulle modalità di effettuazione (percorso, tempi, indicazioni di sicurezza, ecc.). Elementare? Certo! Ma devo purtroppo constatare che talvolta non si fa più neppure quella.
2) Prima ancora, a beneficio dei nuovi (ma anche dei vecchi “distratti”) una breve comunicazione istituzionale:
– spiegare chi siamo: un’associazione che promuove la bici come mezzo di trasporto, aderente a FIAB, che fa iniziative per cambiare la mobilità, ecc.
– comunicare le prossime iniziative importanti, invitare a partecipare ad altri momenti importanti (manifestazione, dibattito, petizione, ecc.). Oppure ricordare qualche campagna FIAB nazionale in corso.
Oltre all’introduzione iniziale, che per forza di cose va un attimo sintetizzata, la comunicazione continua con altri mezzi, ad esempio:
– far girare il notiziario dell’associazione, la rivista BC o locandine di iniziative locali;
– se la gita prevede uno spostamento in pullman, in genere dotato di tv con dvd, è buona cosa mostrare dei filmati FIAB;
– nulla è meglio del dialogo inter-personale. Durante le pedalate c’è l’occasione per raccontare a chi ci affianca le iniziative di FIAB! Ho convinto più gente a venire ad una iniziativa pedalando, piuttosto che con volantinaggi o comunicati (nota 3).
Per fare questo bisogna formare localmente i nostri accompagnatori. In tal modo gite e ciclovacanze che, se mal dosate, rischiano di distrarre un’associazione FIAB dalla sua “mission”, si confermano invece un importante punto di forza per aggregare ed informare i ciclisti.
Note
(1) Nei casi peggiori si trascura addirittura la promozione del cicloturismo, attività diversa dall’organizzare gite. Visto che ad es. la proposta di ciclovie turistiche presuppone un’attività politica e culturale, rapporti con le Amministrazioni, proposte di fattibilità, ecc.
(2) Posso vantare in FIAB un’esperienza ultra-trentennale, sviluppata in una delle prime e più forti associazioni della Federazione, quella di Verona, che ho fondato con altri nel 1982 (a soli 20 anni, oggi ne ho ben 55!). Esperienza poi estesa grazie al nazionale ed alla frequentazione di molte altre associazioni FIAB.
L’associazione scaligera rispecchiava nei primi anni un’aggregazione di ciclisti urbani, che solo gradualmente è approdata al cicloturismo.
Visto l’assoluto “pionierismo” di FIAB Verona (per l’assenza allora di esperienze analoghe) lo sviluppo di un programma “ricreativo” è stato accompagnato, nei primi anni, oltre che da molte belle scoperte, da importanti riflessioni sulle ragioni e sulle modalità di svolgimento. Negli anni ‘80 si tennero stimolanti discussioni nel Consiglio Direttivo, dove ci si chiarì bene le idee sul nostro agire.
Posso affermare, senza ombra di dubbio, che si fece la storia di FIAB, in quanto il “regolamento gite” di Verona venne copiato, spesso pari pari, da molte altre associazioni Fiab nate in seguito.
(3) Spesso le persone sono distratte, se non diffidenti e il contatto personale, invece, li rassicura che non ci sono secondi scopi, chiarisce l’entusiasmo e la la carica degli organizzatori.