Prima di partire scrissi (su Facebook) che vi avrei raccontato il mio “cammino” da un punto di vista un po’ diverso. Non vi dirò, quindi, del percorso in sé, ma di cosa significa promuovere un territorio attraverso un percorso tematico per il turismo lento: esiste persino un Atlante dei cammini italiani, realizzato nel 2016 dal Ministero dei Beni Culturali, ma se si parla di “cammino” il primo nome che viene in mente a tutti è quello di Santiago e solo dopo, ultimamente un po’ di più, la Via Francigena.
Il cammino in bicicletta è un po’ una contraddizione in termini, ma ha un senso soprattutto per chi non può permettersi lunghi periodi di vacanza dalle proprie attività quotidiane. Inoltre, l’andatura in bicicletta è sufficientemente lenta per permetterti di assaporare e immergersi nel paesaggio senza pagare pegno: i pellegrini a piedi, anche quelli più preparati e i più giovani, li abbiamo visti arrancare doloranti lungo il percorso. Vero è che anche questo fa parte del cammino e ognuno, poi, ha degli obiettivi diversi: ecco perché ho spesso postato foto scrivendo che “ognuno lo fa come gli va”.
Tornando al mio “cammino in bici”, io non ero molto interessata: troppo lontana la destinazione, nel senso che raggiungere la prima tappa del cammino è già una sorta di viaggio della speranza. O forse anche quello fa parte del percorso di “sofferenza”?.
L’organizzazione del viaggio con la propria bicicletta al seguito non è cosa banale e da questo punto di vista solo una persona tenace, caparbia e organizzata – Renata Zorzanello di FIAB Nazionale – poteva fare un piccolo miracolo. Il viaggio col pullman è estenuante e lunghissimo ma è quello che permette di arrivare senza cambi di mezzi di trasporto, dall’Italia alla Spagna. Il nostro “cammino in bici” inizia a Sahagun, poco lontano da Burgos, la città più grande che abbiamo incontrato insieme a Leòn e Santiago. Due parole sulle grandi città e la ciclabilità in generale in questa zona, anche se non vuole essere un giudizio complessivo: troppo poco il tempo per valutare bene la situazione.
A Burgos, almeno nella parte che abbiamo avuto modo di visitare, si trovano buoni interventi ciclabili e belle aree pedonali, a León molti meno interventi per l’uso della bici. In generale, nella zona della Spagna che abbiamo percorso, l’uso della bicicletta è piuttosto scarso e l’auto incombe un po’ ovunque, a discapito del fascino di luoghi che sembrano cristallizzati in tempi remoti. Nonostante ciò si trovano cartelli come quello che indica la distanza dal ciclista in fase di sorpasso (il famoso metro e mezzo) e a Santiago le “case avanzate” ai semafori: lo spazio davanti alle auto ai semafori, previsto dalle modifiche del Codice della Strada che chissà mai se e quando vedrà la luce in Italia.
Forse anche per questa poca abitudine ad usare la bicicletta in quei luoghi, le persone che vanno lungo il cammino in bici sono poche? Non so dare una risposta, però dopo Astorga sono aumentati non solo i pellegrini a piedi, ma anche quelli in bicicletta.
Devo dire che la convivenza tra viandanti a piedi e in bici (e alcuni con asino al seguito o cavallo) è stata del tutto pacifica, almeno dalla mia personale esperienza: forse perché ho mantenuto un comportamento sempre molto rispettoso (che significa anche scendere dalla bici e farsi qualche tratto a piedi per non disturbare) del più “vulnerabile”, che in questo caso è la persona a piedi? O forse perché gentilezza chiama gentilezza?
Mi sono domandata spesso quali i motivi del successo di questo percorso e alcune risposte me le sono date.
Intanto è immerso in un paesaggio naturale che, in alcuni punti, è a perdita d’occhio: chilometri e chilometri senza vedere altro che montagne, alberi, campi, ruscelli e la natura in tutto il suo splendore. Molti dei nostri percorsi talvolta deviano su tratti in convivenza con strade anche piuttosto trafficate e addio l’afflato bucolico!
Anche lungo i percorsi più sperduti improvvisamente trovi un ostello o un luogo per mangiare qualcosa: da noi talvolta si fatica a trovare anche l’acqua.
Tutto il percorso è molto ben segnalato e sai sempre dove andare e quanti chilometri ti separano dalla meta: in Italia la segnaletica sembra un’esclusiva delle auto ma per altro genere di “utente della strada” occorre spesso improvvisare e a piedi o in bicicletta sbagliare percorso può significare ore di viaggio in più.
Tanta è l’attenzione per il viandante che puoi trovare il numero per chiamare un taxi anche sul muro di una delle poche case presenti: se penso che dove abito – una cittadina a pochi chilometri da Milano – si fa fatica a sapere a chi rivolgersi per avere un taxi! “E cosa te ne fai del taxi in mezzo al nulla?” vi starete chiedendo. Beh, provate a fare centinaia di chilometri a piedi e trovarvi poi con una forte tendinite: credetemi, sapere che puoi prendere un taxi per arrivare al paese più vicino non è cosa da poco.
Insomma, l’accoglienza e i servizi sono sicuramente dei punti di forza: forse è questa una chiave del successo?
Sicuramente c’è investimento pubblico: chi ha fatto il cammino anche solo lo scorso anno ci raccontava di interventi di manutenzione che hanno migliorato i percorsi un anno con l’altro. Sicuramente c’è molto lavoro di comunicazione e promozione e il logo del cammino conosciuto quasi ovunque nel mondo è solo uno degli elementi di questo processo di conoscenza e successo del percorso.
Insomma, gli elementi che fanno del Cammino di Santiago un ottimo esempio di promozione del territorio sono diversi e sicuramente ce ne sono altri che a me sfuggono: quello che non mi sfugge è anche il grande coinvolgimento imprenditoriale dei cittadini locali che evidentemente hanno compreso le potenzialità economiche di questo percorso e tuttavia non ne approfittano calcando la mano sui prezzi come purtroppo spesso succede in Italia. Abbiamo trovato un baracchino con frutta, bevande, dolci in mezzo al nulla e se mi avessero chiesto 5€ per una banana non mi sarei scandalizzata e invece tutto era a disposizione e, volendo, si poteva fare un’offerta, senza alcun obbligo: ma come fai a non lasciare nulla!
Un Cammino di pari successo anche in Italia? Forse possiamo fare anche di meglio, ma bisogna lavorarci, tutti insieme, ognuno per la sua parte.
Da ultimo una considerazione sul significato del Cammino. Ognuno lo vive in modo diverso e con diverse motivazioni ma io invito a pensarlo come una metafora della vita. Un lungo percorso su cui viaggiamo tutti, ognuno con più o meno difficoltà e fatica, chi arriva fino in fondo chi si ferma prima per motivi diversi; ognuno con i propri strumenti e capacità, talvolta forniti da madre natura (salute, prestanza fisica) altre da una fortunata circostanza (una bicicletta a pedalata assistita). Ma il bello del percorso è quando qualcuno ti dà una mano, nel momento di difficoltà riesce a non lasciarti indietro, ti aiuta a tenere il passo e ad affrontare i problemi….E magari ti tende una mano, ti fa salire su una nave e ti porta in un porto sicuro per offrirti una nuova opportunità di vita, ma questa è un’altra storia.