Da una parte ci sono le associazioni e le federazioni, nazionali ed europee, che puntano a cambiare le città e gli Stati in ottica bike friendly, grazie a un costante lavoro di advocacy. Dall’altra parte c’è la politica, con amministrazioni e Governi che sempre di più compiono scelte di campo. È il caso della Spagna, dove il Governo guidato da Pedro Sànchez ha annunciato una proposta storica: introdurre il limite di velocità massima a 30 km/h su tutte le strada a corsia unica, mantenendo quello di 50 km/h in presenza di due corsie. Come si legge su El Pais, il ministro dell’interno, Fernando Grande Marlaska, lo ha definito «un passo avanti per costruire città più umane e sostenibili».
FIAB non può che accogliere con soddisfazione le mosse del Governo di Madrid, nella speranza che politiche visionarie di questo tipo possano ispirare anche il Governo di Roma. Ma qual è la ragione principale di questa operazione politica a vantaggio della mobilità attiva? Come si legge sempre sulla stampa spagnola, l’esecutivo di Madrid è da tempo preoccupato per l’alto numero di morti negli incidenti stradali e, in quest’ottica, la riduzione della velocità massima consentita è un primo passo per risolvere l’emergenza.
Passo a cui ne dovranno seguire altri, per far ricredere chi pensa che queste misure siano orchestrate con l’unico scopo di penalizzare gli automobilisti. Dietro a questa proposta c’è, invece, un’idea di città diversa, dove lo spazio pubblico non è occupato dai veicoli, ma restituito alle persone attraverso aree verdi, piazze pedonalizzate e ciclabili. In Spagna i 30 km/h su strada a un’unica corsia era una misura già prevista in decine di città, come scrive El Pais, ma la norma non era affatto rispettata. Il Governo ha dunque intenzione di estenderla a tutto il paese, introducendo sanzioni severe contro i trasgressori. Oltre a questa decisione, in Spagna si punta a punire ancora di più l’utilizzo dei cellulari alla guida, aumentando le multe e i punti persi sulla patente.
Sulla sicurezza stradale FIAB ha impiegato anni di campagne e azioni di advocacy con la politica, a tutti i livelli, per introdurre ad esempio le strade scolastiche e rendere più sicure pratiche come il bike to school. Più biciclette (meglio, meno auto) non ridurranno soltanto il numero di incidenti stradali, ma anche l’inquinamento. Di recente la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha infatti condannato l’Italia per costante violazione della qualità dell’aria. Dal 2008 al 2017 scelte poco coraggiose della politica, nazionale e locale, hanno avuto come conseguenza lo sforamento costante dei valori massimi di PM10 consentiti.